L'Occidente sta perdendo la guerra dei gasdotti

LA RUSSIA, LA CINA E L'IRAN SCONFIGGONO GLI STATI UNITI NELLEGUERRE DEI GASDOTTI

Di Asad Ismi, 04.10.2010[1]

Mentre l’Occidente uccide migliaia di civili in Afghanistan e in Pakistan e devasta entrambi i paesi, la Russia, la Cina e l'Iran stanno acquisendo le cruciali ricchezze energetiche dell’Asia Centrale e dell’area del Caspio senza sparare un colpo.

Una delle ragioni fondamentali dell’invasione e dell’occupazione dell’Afghanistan condotte dagli Stati Uniti era la costruzione di un gasdotto lungo il paese che avrebbe portato il gas naturale dal Turkmenistan all’India e al Pakistan. Il Canada e gli altri 44 paesi occidentali che occupano l’Afghanistan appoggiano questo obbiettivo americano sostenendo nel paese la posizione militare di Washington.

La guerra dei gasdotti

Il Turkmenistan, che confina con l’Afghanistan, contiene le quarte riserve di gas naturale del mondo. Gli Stati Uniti stanno cercando da un decennio di erigere il gasdotto, dopo aver negoziato l’iniziativa con lo spodestato governo dei talebani. Due mesi dopo, nell’Ottobre 2001, che questi negoziati si ruppero, Washington rovesciò i talebani, quando invase l’Afghanistan.

Da allora, gli Stati Uniti hanno convinto India, Pakistan, Turkmenistan e Afghanistan a firmare un accordo per costruire il gasdotto, ma la guerra in Afghanistan e il non essere riusciti da parte degli Stati Uniti a sconfiggere i talebani hanno bloccato la realizzazione di questo progetto. L’occupazione dell’Afghanistan da parte di Washington e i piani di costruzione dei gasdotti fanno parte della sua strategia per ottenere il controllo delle ricchezze energetiche dell’Asia Centrale e dell’area del Mar Caspio, e renderle indisponibili per la Russia, la Cina e l’Iran.

Come Richard Boucher, vice-Segretario di Stato per gli Affari dell’Asia Centrale e del Sud, ha detto nel Settembre 2007: “Uno dei nostri obbiettivi è quello di stabilizzare l’Afghanistan in modo che possa diventare un condotto e un centro tra l’Asia Centrale e quella del Sud, in modo che l’energia possa giungere al sud…e in modo che i paesi dell’Asia Centrale non siano più imbottigliati tra le due enormi potenze della Cina e della Russia, ma che abbiano invece degli sbocchi al sud come pure al nord, all’est, e all’ovest”.

Tuttavia, come il diplomatico indiano M. K. Bhadrakumar ha detto in un articolo per Asia Times, “La diplomazia statunitense dei gasdotti nel Caspio, che cercava di isolare la Russia, di tagliare fuori la Cina e isolare l’Iran, è naufragata”.

Di recente, i piani americani per i gasdotti turkmeno-afghani hanno subìto quello che sembra essere un colpo fatale. Il 6 Gennaio, il Turkmenistan ha destinato tutte le sue esportazioni di gas alla Cina, alla Russia e all’Iran con l’inaugurazione del gasdotto Dauletabad-Sarakhs-Khangiran (DSK) che connette l’area del Caspio settentrionale dell’Iran con il Turkmenistan.

Come spiega Bhadrakumar, “non c’è urgente bisogno dei gasdotti che gli Stati Uniti e l’Unione Europea stanno portando avanti”. L’operazione del gasdotto DSK, insieme con il varo di un altro tra la Cina e il Turkmenistan nel Dicembre 2009, ha “virtualmente ridisegnato la mappa dell’energia dell’Eurasia e del Caspio”, sostiene. “Stiamo assistendo, a livello regionale, a un nuovo indirizzo di cooperazione energetica che fa a meno di Big Oil (le compagnie multinazionali private occidentali del petrolio). La Russia, tradizionalmente, ne sta a capo. La Cina e l’Iran seguono l’esempio. La Russia, l’Iran e il Turkmenistan detengono, rispettivamente, il primo, il secondo e il quarto posto del mondo quanto a riserve di gas. E in questo secolo la Cina ne sarà il consumatore per eccellenza. Questo fatto comporta gravi conseguenze per la strategia globale degli Stati Uniti”.

Bhadrakumar ha esercitato incarichi diplomatici per l’India in Unione Sovietica, Uzbekistan, Afghanistan, e Pakistan.

La Russia e il Turkmenistan hanno anche deciso di costruire un gasdotto orientale-occidentale che riunisca in una sola rete tutti i giacimenti di gas di quest’ultimo in modo che i condotti che vanno in Russia, in Cina e in Iran possano possano prendere il gas da ognuno di questi giacimenti.

Tre settimane prima dell’inaugurazione del gasdotto DSK, la Cina e il Turkmenistan hanno inaugurato un importante condotto di gas naturale tra i due paesi. I Presidenti della Cina, del Turkmenistan, del Kazakhstan, e dell’Uzbekistan hanno presenziato alla cerimonia di apertura del gasdotto – della lunghezza di 1.883 chilometri – il 14 Dicembre 2009. Il gasdotto trasporterà gas naturale dal giacimento di Saman-Depe, nel Turkmenistan orientale, attraverso il Kazakhstan e l’Uzbekistan, alla provincia cinese dello Xinjiang, da dove verrà diramato in 14 province e città cinesi. Dal 2012, il gasdotto fornirà 40 milioni di metri cubi di gas all’anno, che è più della metà dell’attuale consumo di gas della Cina.

Il Presidente cinese Hu Jintao ha descritto il gasdotto come “un’altra piattaforma di collaborazione e cooperazione” tra la Cina e l’Asia Centrale. In cambio dell’accesso al gas dell’Asia Centrale, la Cina costruisce infrastrutture e concede prestiti a basso tasso alle repubbliche dell’area. Secondo John Chan, che scrive sul World Socialist Website: “L’obbiettivo maggiore di Pechino è portare la regione all’interno della sua orbita strategica e politica”.

Il Presidente del Turkmenistan, Gurbanguly Berdymukhamedov, ha dichiarato che il gasdotto “ ha un valore non solo commerciale ed economico. Ha anche un valore politico”, e diventerà “un fattore fondamentale per la sicurezza in Asia”.

Il Presidente dell’Uzbekistan, Islam Karimov, ha aggiunto: “La Cina, con la sua politica saggia e lungimirante, è diventata uno dei garanti chiave della sicurezza globale”.

Come dice Chan, “L’apertura dal Turkmenistan di un importante gasdotto cinese muta l’equilibrio energetico dell’Asia Centrale. Il Financial Times ha commentato la settimana scorsa che il gasdotto “assesta un colpo ai piani dell’Unione Europea di ottenere le forniture turkmene per il previsto gasdotto Nabucco”.

Questo gasdotto è il tentativo, da parte degli Stati Uniti e della UE, di infrangere il ruolo dominante della Russia quale primo fornitore di energia all’Europa. Il Nabucco dipende principalmente dal gas dell’Azerbaigian e del Turkmenistan. Ma adesso la Russia vuole raddoppiare il suo consumo di gas azero, e anche l’Iran sta diventando un consumatore di questo gas, riducendo ulteriormente le scorte per il Nabucco.

Nel Dicembre del 2009, l’Azerbaigian ha firmato un accordo per fornire gas all’Iran attraverso il gasdotto, di 1.400 chilometri, Kazi-Magomed-Astara. I gasdotti russi South Stream e North Stream (la costruzione di quest’ultimo inizia nella primavera del 2010) forniranno gas all’Europa del nord e del sud, assicurando il ruolo dominante di Mosca quale fornitore di energia dell’Europa.

Come fa notare Bhadrakumar, il gasdotto DSK mostra che gli sforzi americani per demonizzare, isolare e terrorizzare l’Iran sono miseramente falliti. In aperta sfida alla politica americana, il Presidente Berdymukhammedov del Turkmenistan è impegnato a creare “un nuovo asse economico” con il Presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, da lui considerato un partner importante.

L’esibizione di forza di Washington e dell’Occidente in Afghanistan non è riuscita, parimenti, ad impressionare Berdymukhammedov, che sta dando tutto il gas naturale di cui dispone alla Russia, alla Cina e all’Iran. Questi paesi non sono attualmente impegnati nell’occupazione militare imperialista di un’altra nazione. Tutto ciò che hanno dovuto fare per ottenere il gas del Turkmenistan è stato offrire un accordo economico onesto. Così, mentre l’occidente uccide migliaia di civili in Afghanistan e in Pakistan e devasta entrambi i paesi, la Russia, la Cina e l’Iran stanno acquisendo il patrimonio energetico cruciale dell’Asia Centrale e dell’area del Caspio senza sparare un colpo.

L’egemonia russa in Asia Centrale è stata ulteriormente cementata dal recente rovesciamento del governo filo-americano in Kirgizistan e dalla sua sostituzione con un regime filo-moscovita. Il nuovo governo ha detto a Washington che gli Stati Uniti non possono più utilizzare la base aerea di Manas, che è il principale punto di transito delle forniture americane all’Afghanistan.

Alla luce di queste grosse sconfitte occidentali relative all’energia, la perdurante occupazione dell’Afghanistan da parte di 46 nazioni occidentali deve avere qualche altro scopo. Se la loro iniziativa militare avesse uno scopo principalmente economico – se essi semplicemente volevano un accesso maggiore alle risorse dell’Asia Centrale – perché non hanno offerto ai paesi della regione prezzi per loro accettabili, proprio come stanno facendo la Russia, la Cina e l’Iran?

La risposta forse sta in una memorabile osservazione fatta dall’intellettuale palestinese Edward Said: “Al cuore dell’Idea Occidentale c’è l’imperialismo”.

L’Occidente non è diventato ricco offrendo accordi economici equi e reciprocamente vantaggiosi. È diventato ricco sottoponendo i paesi del sud del mondo a 500 anni di genocidi e saccheggi, mediante il colonialismo, il neocolonialismo, e le guerre interminabili che queste azioni aggressive comportano.

Gli Stati Uniti e i loro alleati sembrano non capire che l’era oscura dell’imperialismo all’insegna de “la ragione è del più forte” sta giungendo al termine. La Russia, la Cina, l’India e l’Iran non sono paesi che possono essere sottomessi con dimostrazioni di aggressione militare nei paesi vicini. La perdurante e inutile occupazione dell’Afghanistan riflette il fallimento degli strateghi militari e politici dell’Occidente nell’affrontare questa nuova realtà geopolitica.

Quale eventuale minaccia potrebbe porre un Occidente finanziariamente e politicamente paralizzato – una coalizione che non può sconfiggere nemmeno i talebani dopo nove anni – alle potenze nucleari Russia, Cina e India? Paesi come questi sono impegnati a creare un’era post-imperiale in cui le aggressioni e le occupazioni non siano obbligate per assicurarsi le risorse necessarie.

Stanno lasciando il decadente Occidente nella spazzatura della storia.

[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://www.toutsaufsarkozy.com/cc/article04/EklykkAkVVGDwPLWBr.shtml