Germania: un collettivo interpella i presidenti dei tribunali

Letto, sempre sull’ultimo numero del “Courrier du continent” (Posta del continente) di G. A. Amaudruz, n°524 dell’Ottobre 2010 (Casella postale 5694, CH-1002 Losanna, Svizzera) questo estratto della lettera mensile in tedesco di Ingrid Zündel, “Germania”, lettera del 1 Agosto 2010:

Ursula Haverbeck [angariata lei stessa in nome della legge-museruola tedesca, è stata processata il 4 Ottobre], constatando che la negazione dell’”Olocausto” è reato, riferisce che un collettivo di cittadini ha chiesto ai 90 presidenti dei Tribunali dei Land di precisare in cosa consiste il crimine imperdonabile chiamato “Olocausto”. Nessuna risposta: 14 presidenti accusano ricevuta e rimandano agli storici o ai procuratori. “Così, nella Repubblica federale di Germania, che si definisce uno Stato di diritto, regna una situazione probabilmente unica al mondo: migliaia di cittadini, a causa della contestazione di un fatto sconosciuto, sono condannati a delle pesanti pene pecuniarie o carcerarie da giudici incapaci di dire in che consiste esattamente la tesi dell’”Olocausto”. Procuratori e giudici proteggono la loro ignoranza con lo scudo della ‘pubblica notorietà’ – che è proibito contestare”.
FINE

Non siamo riusciti a sapere quanti siano gli esponenti di questo “collettivo di cittadini” ma la sua esistenza mostra che in Germania vi è ancora un certo numero di persone capace di firmare un testo necessariamente favorevole ai revisionisti. Tutto ciò ci richiama alla mente il “Manifesto” pubblicato nel “Münchener Anzeiger”del 3 Dicembre 1991 intitolato “Noi esigiamo la verità e i nostri diritti!”[1]. All’epoca dell’uscita di questa rivista, il “Manifesto” aveva già raccolto 522 firme di cittadini tedeschi, che avevano dunque avuto il coraggio di rendere pubblica la loro identità.
[1] Vedi la “Revue d’histoire révisionniste” n°6, Maggio 1992, p. 96-102; in rete: http://www.vho.org/F/j/RHR/6/RHR96-102.html