Lo storico articolo di Murray Rothbard su Bobby Fischer

BOBBY FISCHER: IL LINCIAGGIO DELL’EROE CHE RITORNA

Di Murray Rothbard, Ottobre 1992[1]

Vent’anni fa, Bobby Fischer fu l’eroe dei media americani. Genio prodigioso degli scacchi, Fischer sconfisse il tentativo concertato dai più importanti grandi maestri sovietici di tenerlo fuori dal campionato del mondo. La sconfitta da lui inflitta all’allora campione, il grande maestro sovietico Boris Spassky, nel match di Rejkjavik, fu il brindisi del mondo intero; era il primo giocatore di scacchi americano che diventava il migliore del mondo. La vittoria di Fischer ravvivò gli scacchi negli Stati Uniti e in tutto il mondo, e riuscì a rendere i tornei un grande affare.

Bobby era un eccentrico, ma molti geni sono eccentrici, e praticamente ogni giocatore di scacchi di vertice condivide questa caratteristica. Come nel caso di molti geni, Bobby faceva molte richieste ai funzionari intorno a lui, nel suo caso i direttori dei tornei; da lontano, tali richieste sembravano puntigliose e un po’ matte. Non essendo state accolte, Bobby si ritirò dal mondo degli scacchi, e non giocò in pubblico per diciassette anni. Adesso, allettato da un compenso multimilionario assicurato da un uomo d’affari iugoslavo, Bobby, che continua a considerarsi l’imbattuto campione del mondo, ha accettato di misurarsi con il suo vecchio rivale Spassky: il primo che vincerà dieci partite sarà dichiarato il vincitore.

Si poteva pensare che i media avrebbero acclamato il ritorno del vivace, carismatico e memorabile Bobby. Gli americani, dopo tutto, sono dei sentimentali e amano i “ragazzi che tornano”, come ha capito Slick Willie[2]. Ma stranamente, il ritorno di Bobby è stato accolto da un’ondata frenetica e isterica di insulti da parte dei media che una volta lo ammiravano, e la truppa dei calunniatori è guidata da organi rispettabili come il New York Times e il Washington Post (dal Post in modo particolarmente velenoso). Gli altri organi informativi hanno debitamente seguito la linea stabilita dall’elite.

Esaminiamo qualcuna delle solite accuse.

1. Bobby è un “paranoico”, avendo detto [a suo tempo] che i grandi maestri sovietici ritardarono di un decennio la sua vittoria mondiale, cospirando in modo tale da pareggiare quando giocavano tra di loro, per riservare tutte le loro munizioni contro di lui. E tuttavia, anni dopo, il grande maestro sovietico Victor Korchnoi, ritiratosi, confermò in pieno le accuse “paranoiche” di Bobby.
2. Bobby fa richieste eccessive, gratuite, e pazzoidi ai direttori dei tornei. E tuttavia, praticamente tutte queste richieste presuntamente pazzoidi hanno finito per essere adottate, e gli esperti in materia incominciano a vederne i vantaggi. Ad esempio: furono le giuste accuse di Bobby contro il complotto sovietico a costringere le autorità internazionali degli scacchi a cambiare il modo in cui scelgono gli sfidanti del campionato, passando dai tornei (dove si possono precostituire i pareggi in modo deliberato) alle sfide ad eliminazione diretta. Bobby è stato anche un pioniere nel voler cambiare i cronometri dei tornei, per evitare che i giocatori siano costretti a battere il cronometro. Questa innovazione dimostrava una preoccupazione di principio per la qualità del gioco, poiché una delle caratteristiche di Bobby come giocatore di scacchi è che lui non è mai stato in difficoltà con il tempo.
3. Bobby, che ora ha 50 anni, è più vecchio, grasso e con meno capelli di quando era un giovane allampanato più di vent’anni fa. Ebbene, urca!, che accusa sconvolgente: ditemi, ragazzi, chi è che non è più vecchio, più grasso e con meno capelli venti anni dopo?
4. Bobby deve essere uno svitato, perché ha vissuto come un “eremita” nei diciassette anni appena trascorsi. Ebbene, essere un “eremita” dipende spesso dal punto di vista dell’osservatore. Nel caso di Bobby, sembra che significhi preservare la propria privacy dalla curiosità della stampa barracuda. È così pazzesco che una celebrità voglia che la stampa lo lasci in pace?
5. L’articolista del Washington Post, che ha raggiunto l’apice del delirio nel condannare pubblicamente il povero Bobby, ha sostenuto che siccome Bobby ha violato le assurde “sanzioni” delle Nazioni Unite contro la Iugoslavia, i suoi “rapporti col nemico” – in questo caso i serbi – potrebbero rendere Bobby soggetto ad una pesante ammenda e a dieci anni di prigione. Per aver giocato a scacchi?! L’articolista del Post ha scritto che la prigione per Bobby non sarebbe male, perché reggerebbe bene il confronto con i motel residenziali di Pasadena dove Bobby ha vissuto negli ultimi due decenni. Sono sicuro che questo articolista è uno di quei tipi pieni di compassione per i senza tetto. Cosa direbbero i suoi fan se avesse detto che la prigione è quello che ci vuole per i senza tetto, perché la prigione è meglio che vivere per strada? Se il tipo del Post non ha mai fatto affermazioni così “insensibili”, pensa davvero che vivere in motel dozzinali è peggio che essere senza tetto?
6. Bobby sta ora con una ragazza ungherese di 18 anni, anche lei scacchista nei tornei, che pensa che Bobby è il più grande. Fischer è stato pubblicamente condannato per il fatto di stare con una ragazzina da persone che paragonano questo fatto al quasi-incesto di Woody Allen!

E allora, perché questo isterismo sleale e sopra le righe contro Bobby? Ebbene, viene fuori che Bobby, che fuori dall’ambito degli scacchi è uno che pensa con la sua testa, è decisamente non Politicamente Corretto. A quanto pare, anche agli scacchisti non è permesso sconfinare oltre gli stretti limiti del Politicamente Corretto senza essere duramente puniti. Quando è stato interpellato sulle “sanzioni” contro di lui, Bobby ha eroicamente tirato fuori una lettera dell’Erario statunitense, che lo ammoniva che se avesse partecipato al match, avrebbe violato le sanzioni delle Nazioni Unite e sarebbe stato sottoposto all’ammenda e al carcere. Bobby ha accettato la sfida sputando eroicamente sulla lettera dell’Erario e dichiarando di non riconoscere in realtà la sovranità delle Nazioni Unite, e che il mondo sarebbe molto migliore senza le Nazioni Unite. Bobby ha quindi ingigantito la sua devianza dalle norme accettate condannando il sionismo come razzismo, e dichiarando che “il bolscevismo è una maschera del giudaismo”. Lo sbalordito giornalista ha fatto notare che, da giovanotto nato a Brooklyn da famiglia ebraica, Fischer è lui stesso un ebreo sottoposto alla “legge ebraica”, perché sua madre è ebrea. Ci si chiede perché la stampa americana presuntamente laica tratti la “legge ebraica” come se fosse la legge della patria; accorderebbero costoro la stessa venerazione, mettiamo, alla legge musulmana?

Così, eccoci di fronte all’importante domanda: diremo che le persone di successo, di ogni ceto e professione, dovranno sottoscrivere – per mantenere le proprie posizioni – tutta la raffica della correttezza politica? Prima di pagare o consultare un dentista, un attore, un astronomo, un lanciatore di baseball, un compositore, li sottoporremo ai parametri della correttezza politica, li interrogheremo spietatamente, e ci assicureremo che ognuno di loro stia in regola sugli ebrei, i neri, i gay, gli ispanici, i disabili, i diritti degli animali, e su dozzine di altre questioni del giorno? Sottoporremo chiunque, a prescindere dalla sua occupazione, al Letto di Procuste?

Dovremo dire, metaforicamente, e anche letteralmente, se verrà arrestato per “violazione delle sanzioni”: liberate Bobby Fischer e tutti i prigionieri politici?

[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://www.lewrockwell.com/rothbard/ir/Ch58.html
[2] Slick Willie è un soprannome che in questo contesto sembra riferirsi all’allora Presidente degli Stati Uniti Bill Clinton: http://en.wikipedia.org/wiki/Slick_Willie