L'eredità di Israele in Libano: le bombe a grappolo

LA MICIDIALE EREDITÀ DI ISRAELE STA ANCORA IN AGGUATO IN LIBANO

Di Natacha Yazbeck, 2 Aprile 2010[1]

TIRO, Libano (AFP) – Circa quattro anni dopo che Israele ha costellato di mine il sud del Libano durante la sua devastante guerra con Hezbollah, l’adolescente Mohammed al-Hajj Mussa riesce a malapena a parlare del giorno in cui ha perso le gambe.

L’11 Agosto 2006, questo ragazzo magro e dai capelli scuri stava andando dietro suo padre in motorino per portare cibo ad una città vicina duramente colpita dai raid israeliani quando una bomba a grappolo scoppiò sotto una delle gomme

“Mi dissero in seguito che ero stato trovato in un torrente, circa quattro ore dopo l’esplosione”, ha detto Mohammed, 15 anni, a AFP[2] nella sua casa fatiscente nel campo profughi palestinese di Al-Bass, ubicato nella città costiera meridionale di Tiro.

“Rinvenni quando mi spingevano fuori dell’acqua, e lo seppi. Potevo vedere le mie gambe a pezzi”.

Quella stessa notte, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite approvò all’unanimità la Risoluzione 1701 che chiedeva la fine delle ostilità e, tre giorni dopo, la guerra durata un mese era finita.

Ma Israele lasciò un’eredità micidiale: le Nazioni Unite stimano che i jet israeliani abbiano sganciato più di quattro milioni di bombe a grappolo nel sud del Libano nel corso delle battaglie estive.

Il 90% delle bombe vennero sganciate nelle 72 ore conclusive prima del cessate il fuoco dopo l’approvazione della Risoluzione 1701, dicono le Nazioni Unite.

Circa il 40% delle bombe non sono esplose al momento dell’impatto, rendendole di fatto delle mine antiuomo.

Dal 2006, le bombe hanno ucciso 46 persone e hanno mutilato oltre 300 civili, secondo le cifre dell’esercito libanese e delle Nazioni Unite.

La maggior parte delle vittime sono genieri, agricoltori e bambini inconsapevoli, che scambiano gli oggetti lucidi per giocattoli.

Il 4 Aprile segna la data dell’International Day for Mine Awareness and Assistance in Mine Action[3] e in Libano gli attivisti progettano di piantare alberi nei campi minati bonificati.

Ma con le nuove crisi umanitarie da un lato all’altro del pianeta e la crisi economica globale la speranza delle vittime delle mine nel piccolo paese del Mediterraneo diminuisce poiché i finanziamenti scarseggiano.

La vittime come Mohammed aspettano le proprie protesi e le attività di sminamento hanno rallentato, poiché l’esercito e le organizzazioni internazionali sono stati costretti a ridurre la manodopera.

“Stiamo facendo fronte a una seria carenza di finanziamenti”, ha detto il Colonnello Rolly Fares, che dirige il programma di assistenza dell’esercito alle vittime delle mine.

Dalla fine della guerra del 2006, sono state disinnescate più di 197.000 bombe a grappolo, ha detto Fares, ma centinaia di migliaia ancora minacciano la gente del sud del Libano.

“Abbiamo bonificato quasi il 52% dell’area di 45 chilometri quadrati colpita, ma abbiamo meno squadre di sminamento per la mancanza di denaro”, ha detto.

Maha Shuman Jebahi, della Lebanese Handicap Welfare Association, ha detto che la mancanza di fondi vuol dire che sempre più vittime rimangono in attesa delle protesi.

“Come dici a qualcuno che possiamo fornire assistenza psicologica ma non possiamo dargli una gamba?”, ha detto.

Ma Mohammed, che è anche un profugo palestinese, si rifiuta di appuntare le proprie speranze su un nuovo paio di gambe. Trova più facile tirare avanti così.

Ha ricevuto trattamenti per le sue menomazioni in Germania e in Malesia ma ora che è tornato in Libano il ragazzo sta lottando per avere delle protesi adeguate.

“Queste non vanno”, ha detto, mostrando un paio di gambe artificiali appoggiate in un angolo, con i jeans ammucchiati sulle caviglie e scarpe da tennis su entrambi i piedi. “Fanno male e stanno per rompersi”.

“Non sono più le gambe quello che voglio”, ha aggiunto. “Tutto quello che voglio è una vita, un’istruzione, una ragazza”.

Khaled Yamout, che dirige il programma contro le mine antiuomo per il Norwegian People’s Aid, ha detto che la sua organizzazione sta facendo fronte ad un taglio dei finanziamenti del 25% per quest’anno e del 50% per l’anno prossimo.

“Il solo governo libanese non è in grado di mettere in sicurezza il terreno per i civili”, ha detto Yamout ad AFP. “Il compito è schiacciante”.

L’uso da parte di Israele delle bombe a grappolo in Libano è vecchio di decenni. Secondo Human Rights Watch (HRW), Israele usò questo materiale durante la guerra civile libanese degli anni 1975-1990, e poi di nuovo nel 2006.

Anche gli Stati Uniti sganciarono le micidiali bombe sulle basi dell’esercito siriano vicino Beirut nel 1983, secondo HRW.

Mentre lo stato ebraico, l’anno scorso, ha fornito mappe delle bombe a grappolo e dei terreni minati, l’esercito libanese ha detto che le mappe erano difettose e incomplete.

In un significativo passo avanti, le Nazioni Unite hanno annunciato il mese scorso che il 30° paese ha firmato la convenzione internazionale che mette al bando le bombe a grappolo, aprendo la strada all’entrata in vigore il 1 Agosto.

Gli Stati Uniti e Israele non sono tra i firmatari.

Ma per la gente del sud del Libano la convenzione arriva troppo tardi e offre poche speranze, tra i timori di una nuova guerra, foriera di nuove devastazioni.

L’agricoltore settantenne Ibrahim Ramadan oggi può guardare il proprio terreno solo a distanza. I soccorritori lo hanno avvertito che è ancora contaminato dalle mine, e lui teme per l’incolumità dei propri nipoti, preferendo tenerli al coperto.

“Nessuno osa toccare questa terra, la terra che noi e i nostri antenati prima di noi abbiamo coltivato con olivi, tabacco e grano”, ha detto Ramadan a AFP nella sua casa nella ventosa città meridionale di Ghanduriyeh, che venne gravemente danneggiata nel 2006.

Oggi, dice che la tensione è di nuovo alta e i suoi concittadini si preparano ad una nuova esplosione di violenza.

“La gente è terrorizzata”, ha detto. “Sono terrorizzati di avventurarsi nella loro stessa terra”.

“Sono terrorizzati da un'altra guerra”.

[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://news.yahoo.com/s/afp/20100402/lf_afp/mideastconflictlebanonmines
[2] Agence France Presse
[3] Giornata per la Sensibilizzazione sulle Mine e l’Azione contro le Mine