Lettera aperta a Howard L. Berman sul presunto genocidio degli armeni

Lettera aperta al Presidente Howard L. Berman e ai 46 membri della Commissione Affari Esteri della Camera su: “Battaglia sulla storia”, che sarà trasmessa dal programma della CBS “60 Minutes” il 1 Marzo 2010, che va definita come:

BATTAGLIA SULLA STORIA CON INVENZIONI, DOCUMENTI FALSIFICATI, E LA DISTORSIONE ARMENA DEI FATTI[1]

La CBS trasmetterà il 1 Marzo sul suo programma “60 Minutes” un pezzo sulla questione armena, giusto 3 giorni prima che la Commissione Affari Esteri della Camera venga chiamata a votare – il 4 Marzo 2010 - sulla Risoluzione della Camera 252, “Risoluzione sulla ratifica del documento degli Stati Uniti sul genocidio armeno”. La maggior parte degli americani di origine turca e i loro amici guarderanno il programma come – ne sono sicuro – anche la maggior parte di voi, poiché tale programma è considerato da molti come materiale propagandistico volto ad influenzare il vostro voto. Alcuni di voi hanno già dichiarato il proprio orientamento, come il repubblicano Brad Sherman della California, dove vive oltre un milione di armeni e da dove è nata la Risoluzione, il quale ha detto che voterà “sì”. Altri hanno detto di non aver ancora deciso, come il repubblicano Keith Ellison del Minnesota, il che è comprensibile, poiché lui, come voi stessi e come i milioni di americani, vengono bombardati da 45 anni dalla propaganda armena, basata su invenzioni, documenti flasificati e distorsioni dei fatti, che hanno prodotto la perdita della verità.

Ara Kociyan, direttore del giornale in lingua armena pubblicato a Istanbul Jamanak, presentò un quadro equilibrato della questione armena e degli eventi del 1915 - in un libro pubblicato nel 1991 – nel modo seguente, mostrando che la verità era stata perduta mediante falsificazioni, invenzioni, distorsioni e libri che raccontano mezze verità e che ignorano il punto di vista turco sulla questione del presunto genocidio degli armeni:

“Durante la prima guerra mondiale, la Turchia corse il pericolo di essere inghiottita da altre nazioni. A tale scopo, queste cercarono di spezzettare il paese dall’interno, aizzando una parte degli armeni con la promessa di un’Armenia indipendente. Diedero ad essi denaro ed armi, incoraggiandoli ad iniziare la guerriglia e attività clandestine. Lo stato ottomano, per conservare l’Anatolia, costrinse gli armeni che vivevano dove gli attacchi della guerriglia avevano luogo a trasferirsi altrove. All’epoca, - purtroppo, dobbiamo confessarlo – gli innocenti soffrirono insieme ai colpevoli, ma anche in tali condizioni i turchi non negarono aiuto ai loro vicini. Purtroppo, vi sono ancora oggi persone all’estero che cercano il modo di realizzare questo sogno, persone che non hanno imparato la lezione della storia (Turkey, p. 92)”.

Se voi esaminate obbiettivamente gli eventi del 1915, vedrete che la Turchia era un paese occupato su quattro lati, un paese in cui – nei dieci anni precedenti il 1915 – sette milioni di persone erano state costrette a trasferirsi altrove, un paese sul quale le potenze imperialiste avevano molte mire, come emerse dal trattato di Sevr, che venne respinto da uno dei più grandi leader del 20° secolo, Mustaf Kemal Ataturk, che aveva grande ammirazione per l’America e per gli americani.

Mentre l’esercito ottomano stava combattendo alle frontiere dell’impero – durante la catastrofica prima guerra mondiale - era in corso una guerra civile iniziata dagli armeni, che speravano di creare un loro stato in un territorio dove non erano la maggioranza. Le rivolte armene provocarono massacri contro i turchi, che reagirono e uccisero gli armeni per proteggere sé stessi e le loro famiglie, costringendo il governo ottomano a trasferire gli armeni nell’Anatolia orientale, il che provocò ulteriori morti: tutto ciò non può essere bollato come genocidio. Voi dovreste stare dalla parte delle vittime turche, non solo da quella degli armeni che hanno ingannato gli americani con storie false e inventate.

Novant’anni dopo i tragici eventi che iniziarono molto prima del 1915, quando gli armeni spararono il primo colpo, sedicenti studiosi del genocidio e accademici opportunisti vanno di campus in campus e nei programmi televisivi a fare il lavaggio del cervello a degli ignari americani con discorsi, conferenze e libri pieni di distorsioni, invenzioni e documenti falsificati. Hrant Dink, il defunto editore del settimanale turco-armeno AGOS, nel suo libro pubblicato dopo che venne ucciso da una persona rozza e malata, “Iki Yakin Halk, Iki Uzak Komsu – Due popoli vicini, due vicini distanti”, afferma che la Risoluzione ostacola la riconciliazione dei due popoli e che i sostenitori delle accuse armene hanno prodotto oltre 26.000 pubblicazioni per supportare la propria causa, contro le forse meno di 100 che spiegano l’altro punto di vista della storia. Senza nessuna prova di un ordine del governo, e senza un verdetto di un tribunale internazionale, i massacri degli armeni commessi per rappresaglia ai massacri dei turchi da parte degli armeni durante la rivolta armena non possono essere definiti “genocidio”. Chiediamo all’onorevole Presidente e ai membri della Commissione Affari Esteri della Camera e al popolo americano, specialmente agli studenti e agli insegnanti, di cercare la verità - perduta a causa di false accuse – con mente aperta e senza pregiudizi.

Yuksel Oktai

Americano preoccupato, di ascendenza turca e già presidente, Federation of Turkish-American Associations, NY (1973), sabato, 27 Febbraio 2010 Washington, NJ
908-6892826

[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://www.todayszaman.com/tz-web/news-203062-102-turkey-warns-us-resolution-may-harm-armenia-talks.html