Van Pelt su Auschwitz: "per il 99% non abbiamo prove materiali"

Il più celebre esperto di Auschwitz, quello che ricevette ponti d’oro per studiare Auschwitz e confondere i revisionisti, quello che venne citato come testimone n°1 nel processo intentato da David Irving (qui ritratto in un sopralluogo sul sito in questione) a Deborah Lipstadt (e perso da David Irving), Robert Jan van Pelt, propone oggi di abbandonare il campo di Auschwitz perché…, in fin dei conti, non ci sono prove…Naturalmente, egli presenta una tale affermazione non come un abbandono ma come un atteggiamento pieno di rispetto verso i morti…
Ecco cosa si legge, tra l’altro, in data 27 Dicembre 2009, in questo articolo del giornalista Brett Popplewell, del Toronto Star, che l’ha intervistato (traduzione molto rapida):

BISOGNA LASCIARE CHE LA NATURA, AD AUSCHWITZ, RIPRENDA I SUOI DIRITTI[1]

(…)
Domanda: Permettendo alla natura di impadronirsi del sito, non corriamo il rischio di permettere all’umanità di dimenticare quello che è accaduto e di porre le premesse per future contestazioni dell’Olocausto?

Risposta: Per il 99% di ciò che sappiamo non abbiamo in realtà le prove fisiche per dimostrarlo…È diventato parte della conoscenza che abbiamo ereditato. Non penso che l’Olocausto, in tal senso, sia un caso eccezionale. Noi, in futuro – ricordando l’Olocausto – ci regoleremo esattamente come ci regoliamo per la maggior parte degli avvenimenti del passato. Avremo conoscenza di esso dalla letteratura e dalle testimonianze oculari…Riusciamo molto bene a ricordare il passato in questo modo. Ecco come sappiamo che Cesare venne ucciso nelle Idi di Marzo. Mettere l’Olocausto in una categoria a parte e chiedere che rimanga lì – chiedere di avere più prove materiali – equivarrebbe da parte nostra a una sorta di cedimento nei confronti dei negazionisti fornendo delle prove speciali.
(…)
[1] http://www.thestar.com/printarticle/742965