Il tabù "siono-shoatico"

Letto sul settimanale “Rivarol” (1 rue d’Hauteville, 75010 Parigi), n°2934 dell’8 Gennaio 2010, p. 3, questo ESTRATTO di un articolo intitolato “Que reste-t-il de la liberté d’expression dans les media?”

Il tabùsiono-shoatico

Senza sorpresa, è il saggista Alain Soral, ex membro del comitato centrale del Front national, che esprime l’analisi più lucida sui responsabili di questa restrizione della libertà di espressione, d’informazione, di ricerca e di pensiero: “Più la guerra si allontana e più i rappresentanti della comunità ebraica francese diventano astiosi verso la Francia e i francesi, al punto che adesso è tutta la seconda guerra mondiale – con i suoi 50 milioni di morti – ad essere considerata dai media come un dettaglio della persecuzione degli ebrei d’Europa!”, dichiara, riprendendo l’espressione ironica di Jean-Marie Le Pen, secondo il quale “è la seconda guerra mondiale che è diventata un dettaglio della Shoah”.

Soral fa giustamente notare che “sessant’anni dopo i fatti, dovremmo passare dalla passione della Memoria alla serietà della Storia. Ora, è esattamente il contrario. Le origini politiche ed economiche del conflitto vengono eluse a vantaggio di una visione teologica del bene contro il male. Il bene è quindi incarnato dagli ebrei mentre il male viene esteso a tutti gli altri, compresi quelli che non aderirebbero a questa eresia siono-shoatica, alleati inclusi, per non aver fatto abbastanza di fronte al Genocidio. Nel nostro mondo di un miliardo di cristiani, la Shoah ha sostituito persino la Passione di Cristo. (…) Esiste oggi in Francia un tabù, il tabù siono-shoatico, che vale a chiunque si opponga a Israele l’umiliazione, la diffamazione, il disonore, le persecuzioni”. Un tabù che, umanamente, non sembra vicino a scomparire.
Jerôme Bourbon.
jeromebourbon@yahoo.fr
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