Josef Kramer non confessò le gasazioni?

JOSEF KRAMER NON CONFESSO' LE GASAZIONI?[1]

Caro AnswerMan,

Come può chiedere la prova di una persona gasata? Josef Kramer non ha pienamente ammesso le gasazioni?

Tim

Risponde AnswerMan

La sua domanda è chiaramente una risposta alla domanda di Bradley Smith apparsa su diversi giornali universitari, in cui si chiede il nome di una persona gasata ad Auschwitz, con la prova. La sua “prova” è l’asserzione che Josef Kramer confessò le gasazioni.

Dobbiamo iniziare con una piccola contestualizzazione: durante il suo processo, Kramer fornì una preziosa dichiarazione dettagliata sulla sua carriera di guerra, incluso il suo ruolo come comandante di Birkenau e di Belsen. Riconobbe francamente che nel periodo in cui era responsabile morirono a Birkenau 500 detenuti, ma sottolineò che tali morti furono dovute alle malattie e alla vecchiaia, e non furono il risultato di una qualche politica. In realtà, venne compiuto ogni sforzo per tenere in vita i detenuti, disse, e riferì che i medici del campo lavoravano normalmente 10 o 11 ore al giorno. Dalle 25 alle 30 baracche vennero riservate come ospedale o alloggiamenti per la convalescenza.

Kramer rispose con sincerità alle ripetute accuse di sterminio e di gasazioni:

“Ho sentito delle accuse degli ex prigionieri di Auschwitz riferite a una camera a gas lì, alle esecuzioni di massa, alle frustate, alla crudeltà delle guardie utilizzate, e che tutto questo accadde o in mia presenza o a mia conoscenza. Tutto quello che posso dire di tutto ciò è che è falso dal principio alla fine”.

Kramer successivamente fece marcia indietro rispetto alla sua chiara presa di posizione, forse nella speranza che una “confessione” avrebbe potuto salvargli la vita. In una dichiarazione “supplementare”, menzionò l’esistenza di una sola camera a gas a Birkenau, ma aggiunse che non era sotto il suo comando.

Nel suo studio del 1949, Victor’s Justice [La giustizia del vincitore] lo storico Montgomery Belgion riferì che Kramer e altri imputati del processo “Belsen” vennero torturati, talvolta al punto di implorare di essere uccisi (pp. 80-81). In molti casi, agli imputati venne detto che le loro mogli e i loro bambini erano in stato d’arresto e solo una confessione poteva salvare le loro vite.

Se la tortura può provocare le “confessioni” che il torturatore desidera, il valore di tali “confessioni” è irrilevante per stabilire la verità storica.
[1] http://www.codoh.com/answer/anskramer.html