Auschwitz: la proposta di Georges Theil

AD AUSCHWITZ IL BABBO NATALE 2009 E' UNO ZOZZONE E UN LADRO

Di Georges Theil

Abbiamo saputo che la struttura metallica “Arbeit macht frei”che sormontava il cancello del campo principale di Auschwitz è stata rubata due giorni fa, sotto l’occhio cieco – nella nera notte, alle 4 del mattino, pensate! – di una telecamera di sorveglianza.

Si pone subito la domanda del perchè di tale atto. In realtà, l’oggetto in questione non è commerciabile; né è immaginabile qualche miliardario texano pronto a pagare una fortuna per possederlo in segreto…E nessuno immagina che dentro il campo vi possa essere qualcosa che valga il rischio di rubare…

E invece no, vi sbagliate: ad Auschwitz sono stati compiuti dei furti assai significativi. Le camere a gas, ad esempio, sono state rubate a colpo sicuro molto tempo fa, e le autorità del museo del campo hanno giudicato opportuno sostituirle con dei “bricolage”: così, ad Auschwitz I, ci spiegano che sono stati obbligati a ricostruire il locale che fungeva da “camera a gas”; alcuni bene informati hanno pur manifestato il loro sbalordimento che questi surrogati non potessero in alcun modo funzionare per uno sterminio. A precisa domanda, la signora Oleska, del museo di Auschwitz, rispose freddamente nel 1995: “Lo so…Non abbiamo il tempo…In seguito si vedrà”. Io, al riguardo, di fronte ad una risposta del genere, mi domando seriamente se le autorità del museo non siano corresponsabili del furto della “camera a gas” di Auschwitz I.

Ma, direte voi, c’è pur sempre un’altra “camera a gas” a Birkenau! Ebbene, siete in errore: è stata rubata anche quella! In realtà, al suo posto, non c’è che un obitorio; in nessun caso questo “luogo di sostituzione” avrebbe potuto avere una funzione omicida. Anche qui, è demenziale voler presentare questo luogo come quello di uno sterminio mediante gas, tanto più che i ladri hanno rubato cinicamente i fori per l’introduzione dei granuli dell’insetticida Zyklon, che molti testimoni avevano visto con i loro occhi venire introdotti da questi orifizi ricavati sul tetto. Cosa possono fare, i ladri di questa “camera a gas”, con quello che hanno rubato? E con i fori rubati insieme ad essa? L’”affaire Dutroux” è stato un recente orrore giudiziario ma, per Auschwitz, l’affare dei fori è anche peggio, o no?

Questi furti, nel sacro sito di Auschwitz sono inammissibili. La nostra indignazione non è simulata! Bisogna fare qualcosa.

Ma prima ancora di cercare gli oggetti scomparsi, impresa sicuramente difficile, propongo una soluzione radicale: ricostruire in modo identico le “camere a gas” (insieme ai fori rubati, da ripristinare), e verificarne al contempo il funzionamento e l’affidabilità. Tutto ciò non dovrebbe essere difficile, poiché disponiamo delle planimetrie originali (stanate da Robert Faurisson nel 1976). Certo, su queste planimetrie della Bauleitung, le “camere a gas” non figurano in modo dichiarato. Ma abbiamo talmente tante testimonianze a loro riguardo che sarà facile ricostruirle e disporre di repliche esatte: basterà domandare a dei testimoni di prim’ordine come Elie Wiesel di autenticarle, con il saggio sostegno di esperti come Serge Klarsfeld e molti altri.

E infine, anche i turisti potranno dire, di ritorno da un pellegrinaggio ad Auschwitz: “Sapete, ho visto lì davvero, con i miei occhi, delle camere a gas originali! Ho visto l’introduzione dei granuli di Zyklon! E ho sentito lì dei commenti veramente strazianti. Da far chiudere il becco ai revisionisti…”.