David Irving criminale del pensiero

DAVID IRVING, IL CRIMINALE DEL PENSIERO

Di Elizabeth Wright, 27 Novembre 2009[1]

Come è possibile, in questi Stati Uniti, che un gruppo di persone, che desiderano riunirsi per discutere un argomento storico, debbano inesorabilmente nascondere le proprie intenzioni, celare il proprio luogo d’incontro, e tenere segreti i propri nominativi, se non vogliono essere perseguitati come criminali ricercati? Come è possibile che cittadini che desiderano incontrarsi pacificamente non abbiano la protezione della legge, per esercitare quello che la legge presuntamente garantisce, e cioè la libertà di parola e la libertà di riunirsi?

Non è insolito per un gruppo di cittadini essere indotti in collera dalle convinzioni e dai comportamenti di altri cittadini. Questo bisogna aspettarselo. Ma in questa presunta terra delle libertà non ci aspetteremmo che agli oppositori di certe particolari opinioni venga permesso di distruggere siti web, di rubare le email, e di sequestrare la corrispondenza personale, nello stesso momento in cui minacciano di violenza i direttori degli alberghi se forniscono spazi a certi gruppi o eventi. Nessuno può essere considerato responsabile se fornisce una tribuna all’espressione pubblica delle opinioni, ma il governo ha la responsabilità di proteggere i cittadini da quelli vorrebbero impedire tale espressione.

Cosa ne è stato di quel coraggioso uomo bianco , discendente dei Fondatori, che dichiarò orgogliosamente: “Posso non essere d’accordo con quello che dici, ma difenderò con la mia stessa vita il tuo diritto di dirlo”? E’ troppo occupato adesso a giocare con il suo assortimento sempre crescente di giocattoli, gadget e aggeggi tecnologici, per interessarsi alla continua perdita di una libertà dopo l’altra, libertà originariamente concepite da quegli uomini del 18° secolo che scioccamente credevano che la loro opera singolare potesse essere affidata a questi stessi discendenti?

Queste sono domande retoriche da cui non mi aspetto risposta. Ho anche smesso di aspettarmi l’indignazione di quell’uomo americano bianco vigile e attento, visto che accetta passivamente la scomparsa dei principi costituzionali volti a far rispettare la legge dai potenti e dagli umili.

Il 13 Novembre del 2009, David Irving[2] avrebbe dovuto tenere una conferenza sulla storia della seconda guerra mondiale, il cui soggetto in quest’occasione era Hitler, Himmler e la decifrazione dei codici. Irving è uno storico meticoloso e autore di numerose opere acclamate e autorevoli, come Nuremberg e Hitler’s War.

Egli è odiato da una serie di nemici per le sue idee dissenzienti su certi aspetti dell’Olocausto, un argomento su cui non tiene conferenze ma per il quale venne condannato in Austria a tre anni di prigione. E’ così: uno storico è stato messo in prigione per aver espresso delle opinioni che constrastano con la versione standardizzata degli eventi che ebbero luogo durante la parte centrale del 20° secolo.

In tutta Europa, alcune potenti lobby sono riuscite ad ottenere la promulgazione di leggi che proibiscono agli storici di impegnarsi in ulteriori ricerche o indagini sull’argomento proibito dell’Olocausto, per il quale ora vale una versione “ufficiale” stabilita. Vedete, l’Europa è piena di quel genere di paesi le cui tradizioni oppressive i Fondatori di questa nazione si sforzarono di evitare. All’epoca, erano i Re che potevano gettarvi in prigione se vi rifiutavate di obbedire agli ordini reali.

Il 13 Novembre, la data prevista per la prima conferenza di Irving a New York, gli hacker sono entrati nel suo sito web e nel suo account di posta elettronica e hanno confiscato le liste dei nominativi di quelli che avrebbero dovuto presenziare alle sue conferenze successive. I furfanti hanno quindi pubblicato la sua corrispondenza di posta elettronica, insieme al nome utente e alla password del suo sito e dei suoi account, e i nomi e gli indirizzi di posta elettronica (in certi casi, anche gli indirizzi stradali) dei donatori e degli acquirenti dei libri di Irving. A proposito, i suoi libri non sono pubblicati clandestinamente e possono essere comprati nella maggior parte delle librerie, come pure su Amazon.

Ben consapevole del pericolo che lui e i partecipanti delle sue conferenze corrono ogni volta che parla in pubblico, Irving è stato costretto a mettere in atto un complicato sistema di sotterfugi con cui egli tiene segreto il luogo dell’incontro quasi fino all’ultimo per poi comunicarlo per email ai partecipanti. A causa del danno inflitto al suo sito web, questo primo appuntamento è stato necessariamente cancellato.

Il 14 Novembre, la seconda conferenza di Irving in programma, nell’Hotel Double Tree di New York, è stata invasa e interrotta da una banda di sedicenti “antifascisti”, che hanno preso a mazzate uno dei partecipanti. I delinquenti aggressori hanno orgogliosamente pubblicato un resoconto delle loro imprese nei siti web, vantandosi di come Irving “abbia dovuto prendersela in quel posto”.

Quelli di cui stiamo parlando sono dei sorveglianti che si sono autonominati e che hanno usurpato dei poteri che non sono mai stati concessi a un cittadino nei riguardi di un altro, e che però non vengono contrastati da nessuna autorità legittima. Sono sorveglianti che rivendicano il diritto di stabilire quale sia l’opinione che deve prevalere, e quale debba essere messa al bando dal dibattito pubblico.

Nel loro tentativo di essere credibili, i sorveglianti – in modo deliberato e premeditato – deformano i loro nemici designati nel modo più feroce, e ne travisano velenosamente le loro tesi o le loro posizioni. Al peccatore dissenziente non deve essere permesso di esprimere le proprie opinioni direttamente in pubblico, o di fornire nessun tipo di chiarimento.

Sapendo che i termini aggressivi si prestano a far rizzare il pelo della gente comune, la maggior parte della quale rimane comunque indifferente, i sorveglianti lanciano le accuse contro i loro nemici con epiteti violenti come “nazista”, “razzista”, “suprematista bianco”. Una volta che si è bollati in tal modo, l’argomento, o il gruppo, o l’individuo presi di mira sono segnati per sempre.

Ad esempio, nel caso delle persone bollate come “negazionisti dell’Olocausto”, si tratta di una menzogna in quanto tale, poiché nessuno di questi ricercatori nega che ebbe luogo una persecuzione contro gli ebrei durante la seconda guerra mondiale. Tuttavia, nel nostro paese, una nazione che si regge sulla Costituzione, la verità o l’invalidità della posizione di un ricercatore su qualche argomento storico non ha nessuna importanza. Nella terra di Jefferson, Madison e di Jay, abbiamo il diritto di essere poco saggi o, più semplicemente, di sbagliare.


Se qualche spirito coraggioso desidera tenere conferenze su come gli africani si divertissero a essere schiavi e sul fatto che lo schiavismo fosse un gran favore fatto loro, il suo diritto di esprimersi non dipende dal fatto che la sua tesi sia sbagliata oppure no. Questo aspetto della questione non riguarda il governo. Il solo compito del governo è quello di accertarsi che questo signore, non importa quanto ottenebrato possa essere ritenuto dai nemici del suo punto di vista, sia protetto da quelli che vorrebbero danneggiarlo, rubando i suoi averi o mettendo in pericolo la sua persona. Noi non cerchiamo il modo di sradicare le sue libertà, né dovremmo fabbricare dei meccanismi legali fasulli per imprigionarlo.

Nella sua versione personale della dichiarazione menzionata in precedenza, e cioè quella di difendere la libertà di parola di un’altra persona, anche quando siamo in disaccordo con essa, Thomas Paine scrisse: “Colui che vuol rendere sicura la propria libertà deve salvaguardare dall’oppressione anche il proprio nemico”. Oggi, questi ammonimenti del 18° secolo non sono nient’altro che vuote parole, da non prendersi sul serio da parte di persone che hanno disonorato sé stesse permettendo l’approvazione delle incostituzionali leggi sull’odio.[3] Quando un popolo indica di essere pronto a punire i cittadini come “criminali del pensiero”, nessuna conseguenza può essere sorprendente.

Sebbene non abbia mai assistito a una conferenza di Irving, ho letto uno dei suoi notevoli libri, e sto sulla sua mailing list. Nel corso degli anni, ho scritto sull’argomento della repressione europea degli studiosi, degli accademici e dei ricercatori per il sito web Issues & Views. Elenco qui sotto i link a qualcuno di questi articoli:

Free speech still struggles to survive, in Europe and in the USA[4]

Europe’s Hypocrites and Liars – Part I[5]

Europe’s Hypocrites and Liars – Part II[6]

When Truth is No Defence[7]

Connessi:

David Irving - Biography[8]

Irving Describes His Austria Arrest and Imprisonment[9]

Who Is Ernst Zundel, And Why Is He In Jail?[10]

[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://issuesviews.blogspot.com/2009/11/david-irving-thought-criminal.html
[2] http://www.fpp.co.uk/online/index.html
[3] http://issuesviews.blogspot.com/2009/05/abolish-all-hate-crime-laws.html
[4] http://www.issues-views.com/index.php?article=925
[5] http://www.issues-views.com/index.php?article=926
[6] http://www.issues-views.com/index.php?article=927
[7] http://www.issues-views.com/index.php?article=928
[8] http://www.revisionists.com/revisionists/irving.html
[9] http://www.ihr.org/news/june08meeting_report.html
[10] http://www.ihr.org/news/030923Zundel.shtml