Rabbi Shapira: ok l'uccisione dei bambini non ebrei

RABBINO ISRAELIANO APPROVA L’OMICIDIO DEI NON EBREI

Di Vita Bekker, 10 Novembre 2009[1]

TEL AVIV – Un libro pubblicato questa settimana da un rabbino radicale della Cisgiordania, occupata da Israele, e approvato da importanti esponenti religiosi di destra, consiglia di uccidere tutti i non ebrei, inclusi bambini e neonati, che costituiscano una minaccia per Israele.

La pubblicazione del libro, solo pochi giorni dopo l’arresto del colono ebreo Yaakov Teitel, accusato di una serie di omicidi, inclusi due palestinesi, riflette la crescente ostilità verso i palestinesi da parte degli ebrei che vivono nei territori occupati.

Michael Warschawski, fondatore dell’Alternative Information Centre di Gerusalemme, ha detto che il libro rende di pubblico dominio un concetto che era già stato caldeggiato in modo più discreto da dozzine di rabbini delle colonie su giornali e in discorsi interni alla comunità.

Egli ha detto: “Il pensiero del libro è molto diffuso tra i coloni. Molti di loro hanno una filosofia profondamente razzista contro tutti i non ebrei e, più concretamente, contro gli arabi. Questo è un libro razzista che in altri paesi avrebbe indotto un procuratore ad aprire un’inchiesta contro gli autori”.

Il libro, di 230 pagine, intitolato The King’s Torah [La Legge del Re] vede tra gli autori il rabbino Yitzhak Shapira [foto], considerato un’importante autorità spirituale presso gli ebrei più radicali della Cisgiordania. Shapira è capo di una scuola ebraica ortodossa a Yitzhar, una delle colonie più oltranziste del territorio, ubicata vicino Nablus.

Il giornale israeliano, a larga diffusione, Maariv ha descritto questa settimana il libro come “una guida per chiunque stia riflettendo se e quando sia necessario e lecito uccidere qualcuno che non è ebreo”.

Secondo i servizi giornalisti che hanno presentato degli estratti del libro, i rabbini non rifuggono dall’esigere l’uccisione di ogni non ebreo che potrebbe minacciare lo stato di Israele. Essi scrivono: “In ogni luogo in cui la presenza di un gentile minacci l’esistenza di Israele, è permesso ucciderlo…anche se è totalmente incolpevole della situazione che è stata creata”.

I bambini, sostengono gli autori, non dovrebbero essere esentati da tale destino. Essi aggiungono: “C’è una spiegazione ragionevole per uccidere i bambini, se è chiaro che ci faranno del male una volta cresciuti – in questa situazione, devono essere colpiti”. Secondo il libro, i figli di un leader non ebreo possono essere presi di mira come mezzo per mettere pressione.

Gli autori dicono che è permesso uccidere anche persone innocenti se appartengono a uno stato che Israele considera nemico. Essi dicono anche: “Bisogna vendicarsi delle persone malvagie e rendere loro la pariglia per sconfiggerle”.

I rabbini hanno aggiunto che i non ebrei potrebbero essere uccisi anche se “violano i comandamenti”, come la probizione del furto, dell’omicidio e dell’idolatria.

Gli autori, che basano le loro idee su citazioni bibliche, sono stati attenti a non fare nessuna menzione degli arabi quando parlano dei non ebrei, ma i commentatori hanno detto che i palestinesi sono il loro obbiettivo principale.

Sebbene il libro non venga venduto nelle librerie israeliane mainstream, gli autori stanno cercando di venderlo su Internet; il loro libro contiene l’approvazione delle più importanti autorità spirituali ebraiche della Cisgiordania, in modo da attirare un maggior numero di lettori.

Il documento ha scatenato le critiche di molti israeliani, soprattutto di sinistra e di centro, sull’insufficiente azione del governo nel frenare le violenze dei coloni ebrei contro i palestinesi.

Ophir Pines-Paz, un deputato ebreo del partito di centro del Labor, che questa settimana ha chiesto che la polizia israeliana apra un’inchiesta per accertare se il libro istighi in modo illegale alla violenza, è stato citato sui media israeliani per aver detto “Si può solo immaginare che reazione vi sarebbe stata se il libro istigasse a versare il sangue ebraico”.

Talab el Sana, un deputato palestinese di nazionalità israeliana, ha detto: “Le colonie si sono trasformate in vivai per un crescente numero di assassini, e i rabbini stanno fornendo ad essi un terreno fertile e la legittimazione per commettere i loro crimini”.

La condanna che Israele stia chiudendo un occhio verso la brutalità dei coloni è stata suscitata anche dall’arresto, la settimana scorsa, di Yaakov Teitel, il colono ebreo di origine americana che è accusato di di aver condotto una campagna durata 12 anni di omicidi e di violenze.

In un caso che ha suscitato interrogativi su come la polizia abbia potuto sottovalutare i suoi crimini per un periodo di tempo così lungo, questo trentaseienne padre di quattro figli è stato accusato di aver preso di mira palestinesi e omosessuali, così come un professore - di sinistra - di storia ebraica, che è sopravvissuto all’Olocausto in Polonia e che aveva difeso il diritto dei palestinesi alla resistenza armata contro l’occupazione israeliana della Cisgiordania.

Tra i palestinesi che è accusato di aver ucciso c’è un taxista di Gerusalemme est, che secondo la polizia è stato ucciso “per vendetta” per gli attacchi suicidi dei palestinesi degli anni ’90.

[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://www.thenational.ae/apps/pbcs.dll/article?AID=/20091111/FOREIGN/711109835/1011/NEWS