Iran: la verità sull'impianto di Qom


NUOVI MITI, POCA REALTA’

Di Norman Finkelstein, 25 Settembre 2009[1]

L’impianto nucleare segreto dell’Iran provocherà un nuovo giro d’ispezioni dell’IAEA e porterà ad un periodo di trasparenza ancora maggiore.

E’ stato un momento altamente drammatico. Barack Obama, fresco del suo storico incarico di conduzione del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, si è preso una pausa dai suoi doveri al vertice economico del G20 di Pittsburgh per annunciare l’esistenza di un impianto nucleare segreto – occultato - in Iran, incompatibile con un programma nucleare pacifico, sottolineando in conclusione che “L’Iran sta infrangendo le regole che tutte le nazioni devono seguire”.

Obama, sostenuto da Gordon Brown e da Nicolas Sarkozy, ha minacciato dure sanzioni contro l’Iran se questo non manterrà i propri doveri riguardanti il controllo internazionale del suo programma nucleare, che al momento attuale necessita, secondo gli Stati Uniti, l’Inghilterra, e la Francia, di un’immediata sospensione di tutte le attività di arricchimento dell’uranio.

L’impianto in questione, ubicato a quanto si dice in un’installazione militare segreta fuori della città santa di Qom, e capace di ospitare fino a 3.000 centrifughe utilizzate per arricchire l’uranio, era stato monitorato per qualche tempo dai servizi segreti americani e di qualche altra nazione. Ma è stato solo lunedì che l’IAEA ha scoperto la sua esistenza, e questo grazie non ad uno “scoop” degli americani, ma piuttosto ad una dichiarazione volontaria dello stesso Iran. Il comportamento dell’Iran ha forzato la mano agli Stati Uniti, provocando la frettolosa conferenza-stampa di Obama di venerdì mattina.

Attenzione al battage politicamente interessato. Mentre in superficie, il drammatico intervento di Obama sembra sensato, il diavolo si trova sempre nei dettagli. Le “regole” che l’Iran è accusato di infrangere non sono vaghe ma articolate in termini decisamente chiari. Secondo l’Articolo 42 dell’Accordo di Salvaguardia dell’Iran, e secondo il Codice 3.1 della Parte Generale degli Accordi Supplementari (conosciuti anche come “protocollo aggiuntivo”) di quell’accordo, l’Iran è obbligato a informare l’IAEA di qualsiasi decisione di costruire impianti destinati a ospitare una centrifugha operativa, e a fornire informazioni preliminari sulla progettazione di tale impianto, anche se il materiale nucleare non vi fosse stato introdotto. Tutto ciò darebbe inizio a un processo di accessi complementari e di ispezioni di verifica progettuale da parte dell’IAEA.

Questo accordo venne firmato dall’Iran nel Dicembre del 2004. Tuttavia, poiché il “protocollo aggiuntivo” non è stato ratificato dal parlamento iraniano – e in quanto tale non è legalmente vincolante – l’Iran ha considerato la sua attuazione come volontaria, e in tal senso ha acconsentito ad osservare queste nuove disposizioni come una misura per stabilire fiducia, più che come un obbligo imposto.

Nel Marzo del 2007, l’Iran sospese l’attuazione del testo modificato del Codice 3.1 della Parte Generale degli Accordi Supplementari concernente le informazioni iniziali sulla progettazione. In tal modo, l’Iran è ritornato ai requisiti legalmente vincolanti dell’accordo di salvaguardia originale, che non chiedeva dichiarazioni iniziali di impianti di capacità nucleare prima dell’introduzione di materiale nucleare.

Se tale mossa è stata comprensibilmente fastidiosa per l’IAEA e per quegli stati membri che desiderano piena trasparenza da parte dell’Iran, non si può parlare in termini assoluti di un Iran che viola i propri obblighi in base al trattato di non proliferazione nucleare. Così, quando Obama ha annunciato che l’”Iran sta infrangendo le norme che tutte le nazioni devono seguire”, egli è tecnicamente e legalmente in errore.

Vi sono molti modi di interpretare la decisione dell’Iran del Marzo del 2007, specialmente alla luce delle rivelazioni odierne. Bisogna sottolineare che la caratteristica dell’impianto di Qom cui Obama si riferisce non è una fabbrica di armi nucleari ma una fabbrica di arricchimento nucleare simile a quella trovata nell’impianto dichiarato (e ispezionato) di Natanz.

La fabbrica di Qom, se le descrizioni correnti sono esatte, non può produrre l’elemento essenziale (l’esafloruro di uranio, o UF6). E’ semplicemente un’altra fabbrica in cui l’UF6 può essere arricchito.

Perché questa distinzione è importante? Perché l’IAEA ha sottolineato, continuamente, che essa ha un resoconto esaustivo delle riserve di materiale nucleare dell’Iran. Non c’è stata una diversione di materiale nucleare verso la fabbrica di Qom (essendo in costruzione). L’esistenza della presunta fabbrica di arricchimento a Qom in nessun modo cambia l’equilibrio del materiale nucleare iraniano.

Detto semplicemente, l’Iran non è più vicino oggi a produrre un’ipotetica arma nucleare di quanto non fosse prima dell’annuncio di Obama sull’impianto di Qom.

Si potrebbe avanzare l’argomento che l’esistenza di questa nuova fabbrica fornisce l’Iran di una capacità “di fuga” nel produrre uranio altamente arricchito che potrebbe essere usato per fabbricare una bomba nucleare in un periodo successivo. Le dimensioni dell’impianto di Qom, ritenuto capace di ospitare 3.000 centrifughe, non è ideale per un’attività di arricchimento su vasta scala necessaria a produrre quantità significative di uranio a basso arricchimento di cui l’Iran avrebbe bisogno per alimentare i reattori nucleari che ha pianificato. Così, si potrebbe affermare che il solo scopo reale è quello di mettere rapidamente in circolo scorte di uranio a basso arricchimento nell’uranio ad alto arricchimento utilizzabile per un’arma nucleare. Il fatto che, a quanto si dice, l’impianto di Qom sia ubicato in un’installazione militare può solo rafforzare questa convinzione.

Ma quest’interpretazione richiederebbe la diversione di una significativa quantità di materiale nucleare dalla supervisione degli ispettori dell’IAEA, la qualcosa verrebbe scoperta quasi subito. Qualsiasi diversione significativa di materiale nucleare sarebbe causa di allarme immediato, e scatenerebbe una forte reazione internazionale, che quasi sicuramente comprenderebbe un’azione militare contro la totalità delle infrastrutture iraniane conosciute.

Allo stesso modo, le 3.000 centrifughe dell’impianto di Qom, anche se iniziassero con scorte di uranio arricchito al 5%, dovrebbero lavorare per mesi prima di poter produrre l’uranio ad alto arricchimento necessario per un singolo ordigno nucleare. In franchezza, questo non costituisce una fattibile capacità “di fuga”.

L’Iran, nella sua descrizione dell’impianto di arricchimento di Qom all’IAEA il 21 Settembre, l’ha descritto come una “fabbrica pilota”. Dato che l’Iran ha già un “impianto di arricchimento pilota” operativo nel suo impianto dichiarato di Natanz, questa ovvia duplicazione degli sforzi punta o ad un programma di arricchimento nucleare parallelo di tipo militare mirato a scopi più nocivi o, più probabilmente, costituisce un tentativo da parte dell’Iran di dare profondità strategica e sopravvivenza al suo programma nucleare di fronte alle ripetute minacce da parte degli Stati Uniti e di Israele di bombardare le sue infrastrutture nucleari.

Non bisogna mai dimenticare che gli allibratori davano con una percentuale di 2:1 la possibilità che Israele o gli Stati Uniti bombardassero gli impianti nucleari dell’Iran nel Marzo del 2007. Da quando ha lasciato l’incarico, l’ex vice-presidente Dick Cheney ha riconosciuto di aver spinto pesantemente per un attacco militare contro l’Iran durante l’amministrazione Bush. E il livello della retorica proveniente da Israele riguardante i propri piani di attacco preventivo contro l’Iran è allarmante.

Se Obama può aver inviato all’Iran segnali distensivi riguardo la possibilità di un riavvicinamento all’indomani della sua elezione nel Novembre del 2008, non era questo il clima fronteggiato dall’Iran quando prese la decisione di ritirarsi dal proprio impegno di dichiarare ogni nuovo impianto nucleare in costruzione. Il bisogno di creare un meccanismo di sopravvivenza economica di fronte alle minacce reali di un’azione militare, sia degli Stati Uniti che di Israele, è la spiegazione più probabile dietro l’impianto di Qom. La dichiarazione all’IAEA da parte dell’Iran di questo impianto, che precede l’annuncio di Obama di diversi giorni, è probabilmente il riconoscimento da parte dell’Iran che questa duplicazione di sforzi non rappresenta più una politica sensata.

In ogni caso, l’impianto ora è emerso dall’ombra, e sarà presto sottoposto a una vasta serie di ispezioni dell’IAEA, rendendo discutibile qualsiasi speculazione sulle intenzioni nucleari dell’Iran. Inoltre, l’Iran, dichiarando questo impianto, deve essere a conoscenza che avendo presuntamente collocato delle centrifughe operative nella fabbrica di Qom (anche se non vi è stato introdotto nessun materiale nucleare) dovrà permettere all’IAEA pieno accesso alla capacità di produzione delle centrifughe, in modo da arrivare ad un equilibrio materiale anche per questi elementi.

Piuttosto che rappresentare la punta dell’iceberg in termini di scoperchiamento di una capacità nucleare occulta, l’emergere dell’esistenza dell’impianto di arricchimento di Qom può davvero segnare l’inizio di un periodo di trasparenza persino maggiore da parte dell’Iran, portando ad una sua piena adesione e attuazione del protocollo aggiuntivo dell’IAEA. Questo, se non altro, dovrebbe essere il risultato desiderato della “dichiarazione su Qom”.

Chiedere sanzioni “gravose” contro l’Iran da parte di Obama e di Brown non è di certo l’opzione politica più produttiva che questi due leader mondiali hanno a disposizione. Entrambi hanno espresso il desiderio di rafforzare il trattato di non proliferazione nucleare. La mossa dell’Iran, dichiarando l’esistenza dell’impianto di Qom, ha aperto uno spiraglio di opportunità per agire in tal senso, e dovrebbe essere pienamente sfruttato nel quadro dei negoziati e delle ispezioni dell’IAEA, senza più sparate e minacce da parte dei leader del mondo occidentale.

[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all'indirizzo: http://www.normanfinkelstein.com/new-myths-little-reality/