I nastri di Abu Mazen

I NASTRI DI ABU MAZEN, IL RAPPORTO GOLDSTONE E IL RICATTO ISRAELIANO

5 Ottobre 2009[1]

Un’agenzia di stampa palestinese afferma che la sorprendente decisione, da parte dei responsabili dell’Autorità Palestinese, di rinviare la discussione sul Rapporto Goldstone alle Nazioni Unite è il risultato di una minaccia israeliana. Secondo un rapporto di Shihab, l’Autorità Palestinese aveva rifiutato la richiesta di Israele di ritirare il proprio sostegno al duro rapporto, che Israele considera unilaterale. In seguito a ciò, gli israeliani hanno mostrato all’Autorità Palestinese una serie di nastri in cui si possono sentire i funzionari dell’Autorità che spronano Israele a continuare le operazioni a Gaza. Israele ha minacciato di rivelare il materiale ai media – come pure alle Nazioni Unite – e ciò, a sua volta, ha provocato la ritirata palestinese. E’ stato inoltre affermato che ai palestinesi è stato mostrato uno spezzone che mostrava un incontro tra Abu Mazen, il Ministro della Difesa Ehud Barak e l’allora Ministro degli Esteri Tzipi Livni. Nel corso dell’incontro, secondo il rapporto, Abu Mazen aveva cercato di convincere Barak a continuare le operazioni. Barak appariva esitante, mentre Abu Mazen era entusiasta. Inoltre, è stata mostrata la registrazione di una conversazione telefonica tra Abed Al-Rahim, segretario generale dell’Autorità Palestinese e il direttore dell’ufficio del Generale Gabi Askenazi. Si può sentire l’alto funzionario palestinese dire che è giunto il momento di portare le forze di terra nei campi profughi di Jabalya e di Shati. “La caduta di questi due campi provocherà la caduta del regime di Hamas a Gaza, e li indurrà ad alzare bandiera bianca”, dice Abed Al-Rahim. Secondo il rapporto, Dov Weissglas ha detto ad Abed Al-Rahim che una tale mossa avrebbe provocato la morte di migliaia di civili. “Hanno votato tutti per Hamas”, dice Abed Al-Rahim, “Sono loro che hanno scelto il proprio destino, non noi”. In seguito alle accuse di Hamas contro di lui, Abu Mazen ha ordinato la costituzione di una commissione d’inchiesta che esamini la causa del rinvio – che ha suscitato l’ira e le critiche dei palestinesi - della discussione sul Rapporto Goldstone. Ufficialmente, Israele sostiene che Abu Mazen ha ritirato la sua richiesta di discussione dopo che Netanyahu aveva messo in chiaro che una tale mossa avrebbe gravemente danneggiato il processo di pace. Inoltre, Israele preferisce tenere segreta la cosa perché non vuole danneggiare Abu Mazen più di quanto già non sia, per non fargli così fare il gioco di Hamas. “Abu Mazen ha fatto la cosa giusta da parte sua”, dice una fonte politica. “Se avesse insistito a far approvare la proposta, avrebbe seriamente danneggiato il processo di pace”. Inoltre, l’Autorità Palestinese aveva cercato nel corso dello scorso anno di costituire in Cisgiordania un network cellulare supplementare – a Wataniya, per farlo dirigere dal figlio di Abu Mazen. “L’IDF [l’esercito israeliano] si è opposto al nuovo network cellulare, dicendo che avrebbe interferito con le sue frequenze, ed è stato proposto ai palestinesi l’assegnazione della frequenza minima, che i palestinesi non hanno accettato”, ha spiegato una fonte autorevole. “Sarebbe onestamente corretto dire che è stato fatto capire ai dirigenti palestinesi che se avessero ritirato la propria approvazione del Rapporto Goldstone, sarebbero stati aiutati a fare i loro interessi costituendo un secondo network cellulare in Cisgiordania”. […]
[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://www.normanfinkelstein.com/oh-people-of-palestineif-not-bulletspray-tellwhere-are-your-shoes/