Il caso Henri Lewkowicz


IL CASO HENRI LEWKOWICZ (1999-2000)[1]

1. Radio France-Inter – “Radio-comm. Siete voigiovedì 3 Giugno 1999
2. Il seguito giudiziario
3. Epilogo.

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Jean-Marie Le Pen: (…) “Devo dire che ci troviamo in una repubblica sbalorditiva. E’…. sì, è una repubblica dove ci sono le puttane, ci sono i ruffiani, e poi, e poi ci sono i paria, dei quali faccio parte, insieme ai milioni dei miei elettori, che a quanto pare non hanno gli stessi diritti degli altri cittadini, per accedere sia all’Assemblea Nazionale [parlamento francese] che ai media, e credo che questa sia una grave carenza del nostro sistema democratico”.

Il giornalista Stéphane Paoli: “Buongiorno Henri”

Henri Lewkowicz: “Buongiorno, …. Buongiorno sig. Le Pen, mi sente?”

Jean-Marie Le Pen: “Si, la sento”.

Henri Lewkowicz: “Si, ecco, sig. Le Pen. Allora, ehm, ci tengo a dire che non ho nessun sentimento di ostilità nei suoi riguardi, al contrario, ma, si, ecco, ha mai sentito parlare della Rafle du Vel’ D’Hiv?
[La razzia del Velodromo d’Hiver – 16/17 luglio 1942 – chiamata anche la “Rafle du Vel’ d’Hiv” è il più grande arresto massiccio di ebrei realizzato in Francia durante la Seconda Guerra Mondiale. Fonte Wikipedia].

Jean-Marie Le Pen: “Sì, certo, sì”.

Henri Lewkowicz: “Sì, allora, ecco. Il giorno della Rafle du Vel D’Hiv, il padre, la madre e la sorella maggiore di mio padre sono stati arrestati. Sono stati internati a Drancy. Mio nonno è stato deportato il 24 luglio 1942. Mia nonna e mia zia sono state deportate il 18 settembre 1942. Allora, ehm, queste tre persone della famiglia di mio padre sono morte dopo la deportazione, e allora, Lei, sig. Jean-Marie Le Pen, Lei dice che le camere a gas sono un dettaglio. Allora, io La supplico, sig. Le Pen, La supplico, la smetta, la smetta di dire che le camere a gas sono un dettaglio. Signor Le Pen, mi ha inteso?”

Jean-Marie Le Pen: “Si, caro signore… si, si …se questa opinione che comunque non è stata…”

Henri Lewkowicz: “Sì, sig. Le Pen, mi scusi, mi scusi, la prego, la smetta di dire che le camere a gas sono un dettaglio, perché non sono un dettaglio, sono una fandonia, Lei mi capisce, sig. Le Pen, sono una fandonia, una menzogna, dicendo che le camere a gas sono un dettaglio Lei sostiene la menzogna. Non è esistita nessuna camera a gas omicida in nessun campo di concentramento tedesco durante la Seconda Guerra Mondiale, le camere a gas sono una menzogna, una menzogna”.

Stéphane Paoli: “Aspetti, dobbiamo chiudere perché…!!!!”

Henri Lewkowicz: “Un falso storico, è un falso storico”.

Stéphane Paoli: “Ripeto un’altra volta, è che…..???”

Henri Lewkowicz: “Mi ascolti. I miei nonni, i miei nonni sono morti, non so in che modo siano morti nel campo di concentramento, ma sono sicuro che non sono morti nelle camere a gas, perché le camere a gas sono una falsità, una menzogna. Non è esistita nessuna camera a gas omicida in nessun campo di concentramento tedesco durante la Seconda Guerra Mondiale, e, sig. Le Pen, io sono pronto a venir a testimoniare al Suo processo, se ricorrerà in appello”.

Stéphane Paoli: “A Jean-Marie Le Pen la risposta ad una…..”

Henri Lewkowicz: “Sono pronto, mi ascolti sig. Le Pen, sono pronto a venire a testimoniare al Suo processo per quello che ho detto, quello che ho appena detto lo posso ripetere davanti ad un tribunale…. Pronto?”

Suono di un telefono che indica: linea interrotta!

Non so quando hanno interrotto la mia voce per radio, ho inteso solo qualche frammento delle parole del giornalista. H.L.

Girate pagina, per favore.
Troverete il seguito giudiziario di questa conversazione, aggiornato al 15 Giugno 2000.

E per sapere quello che è accaduto nell’udienza del 15 giugno 2000, e in seguito, perché non ponete la domanda al vostro giornale abituale? E perché tutto questo è così poco conosciuto?

Il seguito giudiziario nel paese della libertà del pensiero

Il MRAP [Movimento contro il Razzismo e per l’Amicizia tra i Popoli, sito web http://www.mrap.asso.fr/ ], rappresentato dal suo presidente Mouloud Aounit, avendo fatto causa contro Henri Lewkowicz per “contestazione di crimini contro l’umanità”, per quanto detto dallo stesso Lewkowicz ai microfoni di Radio France-Inter, durante la trasmissione condotta da Stéphane Paoli il 3 giugno 1999, dal titolo “Radio Com siete voi”, nella quale, quel giorno, era stato invitato il sig. Jean-Marie Le Pen. La causa è stata istruita per quasi un anno!
Henri Lewkowicz si è presentato davanti alla 17^ sezione del Tribunale di Parigi il 2 marzo 2000.
La LICRA, rappresentata dal notaio Korman si è costituita parte civile all’udienza.
Henri Lewkowicz ha confermato e reiterato le sue opinioni. Ha chiesto di essere scagionato sostenendo che era completamente innocente rispetto alla legge (articolo 24 bis, detta Legge Gayssot). Domandava quindi l’applicazione della legge.
Ha sostenuto che nelle sue intenzioni non c’erano propositi né di “crimini contro l’umanità”, né di “olocausto”, né di “genocidio”, né di Shoah, ma che egli si era limitato a negare (e non solo a contestare) uno strumento del crimine: le camere a gas.
Inoltre, ha constatato che la legge Gayssot (che egli giudica eccellente per i revisionisti, nel suo testo letterale, indipendentemente dalle intenzioni dell’autore della legge e della giurisprudenza, che egli giudica aberrante) non permette di verificare “l’esistenza di uno o più crimini (…) che sono stati commessi…” La legge non permette quindi di verificare l’esistenza di crimini che non sarebbero stati commessi…
Henri Lewkowicz ha constatato che durante tutti i processi ai “revisionisti” ai quali aveva assistito, nessuna prova, nessuna testimonianza dell’esistenza di una sola camera a gas è stata portata dalla pubblica accusa o dalle parti civili. E ha constatato che una volta ancora, durante questa udienza, la pubblica accusa e le parti civili avevano le mani vuote: non c’erano né prove né testimoni.
Il presidente del tribunale ha risposto, con il tono di dire una cosa evidente: “Ma il tribunale non ha bisogno di prove né di testimonianze, c’è il processo di Norimberga”.
L’avvocato del MRAP non era a conoscenza del fascicolo. Quanto al notaio Korman, avvocato della LICRA, era chiaramente sempre più imbarazzato in quanto l’interpretazione che Henri Lewkowicz dava della legge era esattamente quella che aveva dato lui stesso quando tale legge era stata discussa. In un articolo di Information Juive, (maggio 1990) intitolato “Una pessima legge” egli aveva qualificato questa legge come “una pessima legge, di applicazione complicata”, che obbligava le associazioni che si costituivano parte civile a portare la prova, da una parte, che il crimine contestato corrispondeva bene alla definizione legale di crimine contro l’umanità, d’altra parte, che il crimine contestato poteva essere oggetto di un processo.
E’ per questo che, piuttosto che portare prove, hanno preferito fare una grande inchiesta sulla personalità dell’accusato, sostenendo che le tesi storiche che difendeva derivavano da una reazione di rigetto nei confronti del padre, ebreo, che li aveva abbandonati, lui e sua madre….
Evidentemente la preoccupazione principale del notaio Korman era di evitare che il fatto venisse divulgato, e quindi reclamava solo una pena simbolica.
La pubblica accusa ha blaterato sullo stesso tema senza, alla fine, dire niente.
Henri Lewkowicz ha vivamente protestato in quanto questo rapporto sul processo non gli è stato comunicato dalla cancelleria del tribunale, nonostante avesse chiesto a proprie spese, le fotocopie del suo dossier.
Il presidente gli ha risposto che tutto si è svolto normalmente e che il tribunale avrebbe risposto alle sue obiezioni.
Sentenza prevista il 30 Marzo.

Il 30 Marzo 2000, colpo di scena

Il tribunale ordina la riapertura del dibattimento, affinché la documentazione e questo rapporto sulla personalità siano comunicati alla difesa, cioè a Henri Lewkowicz.
Il tribunale si era reso conto che stava per cadere sotto la censura dell’articolo 6 della convenzione europea dei diritti dell’uomo se condannava un imputato (cosa che non era, per il momento, ancora esclusa) senza che la difesa conoscesse i documenti utilizzati dall’accusa…
Ma, precisiamo, al contrario di un’informazione inesatta che circola, il documento che doveva essere comunicato era semplicemente un rapporto sulla personalità e non una perizia psichiatrica, che non c’entrava niente.

LA NUOVA UDIENZA E' FISSATA PER IL 15 GIUGNO 2000 ALLE ORE 13.30.

EPILOGO GIUDIZIARIO DEL CASO LEWKOWICZ

“Nell’ultimo numero di VHO (BP 60, B-2600 Berchem 2, Belgio), Big Brother étend son empire, apprendiamo che Henri Lewkowicz, nipote di deportati morti nei campi di concentramento, che è stato perseguito per aver dichiarato sulle onde di France-Inter: “le camere a gas non sono un dettaglio, sono una fandonia” (vedi F&D 78 e 79) è stato condannato, l’8 Settembre [2000], dalla XVII camera del Tribunale di grande istanza di Parigi, a tre mesi di prigione con la condizionale, insieme a due anni di messa alla prova, di 500 franchi di ammenda e interessi a ciascuna associazione parte civile e…all’obbligo di sottomettersi a delle visite psichiatriche con l’obbligo di seguire il trattamento che potrà essere deciso dai medici, un trattamento che potrà arrivare fino al ricovero. Il revisionismo sembra dunque essere una malattia mentale”. FONTE: Faits & Documents n°98 (http://www.scribd.com/doc/2626173/Faits-Documents-n98 ).
[1] Traduzione a cura di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all'indirizzo: http://www.vho.org/aaargh/fran/archVT/retourefoul/bobard.html