Stringere la mano a Faurisson


PERCHE’ STRINGEREI LA MANO A FAURISSON

Lunedì 1 Giugno 2009[1]

L’altra sera ero da una mia vecchia amica un po’ fricchettona e un po’ di sinistra; si parla del più e del meno e si arriva a parlare delle prossime elezioni europee. “Io sostengo Dieudonné”, le faccio. Lei sarebbe piuttosto per Bové, perché Dieudonné…la questione inevitabile arriva: “anche se ha avuto lo Zénith, come puoi tu intellettualmente sostenere qualcuno che frequenta Faurisson?”.

Comincio a risponderle, ma sono arrivati i ragazzi, abbiamo troncato e ci siamo messi a parlare di altre cose. Ma continuo a pensarci, volevo spiegarle, mi tornano in mente le parole, le frasi. Mi tornano in mente…Mi sono immaginato, di fronte a Faurisson, cosa farei se me lo presentassero…Gli stringerei la mano? Chiudo gli occhi e penso: sì, gli stringo la mano…Il perché ancora non lo so, non è una risposta intellettuale, mi sembra solo naturale, semplicemente umano, ma so che molti grideranno allo scandalo…Loro non hanno bisogno di spiegarsi, tutto il gregge è dietro di loro. Io, rischio di essere davvero solo su questa strada, ma resterò lì, non seguirò il gregge, e poiché la questione mi è stata posta…

Mia cara amica…Come fartelo comprendere? Anzitutto, una precisazione, Dieudonné non “sostiene” Faurisson, egli riconosce il suo diritto alla parola e ne ha fatto il simbolo della censura che egli denuncia e di cui lui stesso è rimasto vittima. Non credo di essere in errore appellandomi a Voltaire, un paravento troppo spesso utilizzato dagli stessi che lo brandiscono per meglio fare accettare i limiti da essi posti subito dietro. Andrò dunque più lontano e ti dirò che non solo sostengo Dieudonné che stringe la mano a Faurisson ma, se si presentasse l’occasione, io stesso gli stringerei la mano, e voglio tentare di farti comprendere perché tutto ciò mi sembra giusto.

Innanzitutto, per inquadrare la scena, preciso che fino a questo episodio dello Zénith, di Faurisson conoscevo solo il nome, associato ovviamente all’oltraggio supremo: negazionista!

Allora mi è venuta la curiosità di saperne un po’ di più: mi imbatto in una conferenza dove egli espone le sue tesi sulle camere a gas. Vedo un piccolo uomo bonario che parla lentamente e che cerca di dimostrare scientificamente che delle camere a gas a chiusura non ermetica non potevano funzionare senza mettere in grave pericolo le persone nei paraggi, a cominciare dagli addetti ai lavori. Io sono uno scientifico, lo sai, quindi questo approccio mi trova d’accordo, vorrei saperne di più, cerco di trovare il punto debole, mi dico che bisognerebbe fare la prova a grandezza reale, vedere se vi sono delle fughe tossiche all’esterno, con quali concentrazioni, dosare ciò che resta del gas cianidrico all’interno delle camere dopo un’ora, due ore…Queste concentrazioni sono ancora mortali, sono esplosive? Faurisson ci parla degli addetti allo smaltimento dei cadaveri che entravano nelle camere con la sigaretta in bocca, e con questo liquida la tesi delle camere a gas…Tuttavia c’è uno strattagemma ben conosciuto dai chimici: il gas cianidrico a debole concentrazione non è sempre riconoscibile da un naso non acuto. Mescolato al fumo del tabacco, sviluppa un odore caratteristico. Allora questa storia delle sigarette sarebbe piuttosto da mettere sul conto delle prove dell’utilizzo dello Zyklon B…Infine, non so, mi dico che bisognerebbe approfondire la cosa…Anche per le camere mortuarie, egli dice che non sono state fatte per ciò che viene detto, che per rendere agevole la manipolazione dei cadaveri la loro grandezza dovrebbe essere diversa, ma questo argomento non regge, se si considera che in realtà non sono state fatte a tale scopo ma che hanno cambiato scopo rispetto all’uso iniziale : non è perché il mio divano non è un letto, che non è stato fatto perché io ci dorma, che non possa dormirci dentro…Infine, mi piacerebbe che ci fosse una discussione. Dei testimoni, che ogni dubbio possa essere tolto, le cifre discusse – non da me, ho altre gatte da pelare e non è il mio mestiere – ma il fatto stesso che sia impossibile non fa che alimentare il sospetto…Perché allora impedire il dubbio? Perché farne un tabù?

Poiché tu mi chiedi come io possa sostenerlo intellettualmente, io ti chiedo come puoi accettare intellettualmente la celebre frase di Vidal-Naquet:
Non bisogna domandarsi come, tecnicamente, un tale sterminio sia stato possibile. E' stato tecnicamente possibile perché ha avuto luogo. […] Non c’è, non ci può essere discussione sull’esistenza delle camere a gas”.

Perché questo, intellettualmente, non mi trova d’accordo.

Venti milioni di morti in Unione Sovietica, duecentocinquantamila a Hiroshima, dieci, quindici, venti milioni di indiani nelle Americhe, dieci, venti, trenta milioni di vittime delle diverse tratte degli schiavi, se ne discute, si conta e si riconta, ciascuno è libero di fornire la sua stima, e nessuno è il diavolo, per quanto [la stima] sia bassa.

Ma Faurisson è il diavolo. Lo guardo, cornuto, i piedi forcuti, agli occhi dei miei concittadini. Ma io vedo un vecchio signore, che aveva all’università un posto di prestigio, specializzato nella critica dei testi e dei documenti. Avrebbe potuto restare lì, fare una carriera tranquilla, rispettato dai colleghi. Cos’è che l’ha spinto a gettarsi sul rogo in questo modo? Sapeva almeno in quali fuochi si lanciava? E’ stato per la sola preoccupazione della verità storica e scientifica? Vi è stato trasportato da uno slancio il cui impulso iniziale, con lo studio sincero delle planimetrie e delle foto, gli è giunto in modo del tutto innocente e ignorando del tutto l’abisso verso il quale si dirigeva? E’ stato indotto alla riflessione da dettagli di cui quelli che non li hanno visti non possono comprenderne l’importanza? Non lo so…Vi è sul suo cammino una forza oscura che lo sospinge? Un odio, di cui ignoro le cause, che giustificherebbe il suo astio al punto da rischiare la vita? Ancora una volta, non lo so…

E tu che mi leggi, tu amico mio che sei un benpensante, lo sai tu? Voi tutti che mi leggete, lo sapete? Vi sento, per lo più onesti, fare l’apologia della libertà di espressione, citare Voltaire e parafrasare Saint-Just, vi sento soprattutto, in fretta, premunirvi in fretta, Faurisson, discorsi disgustosi, il ventre fecondo, la bestia immonda…Negare la Shoah come ce la raccontano o ridurne l’importanza, contestare il modo in cui i morti sono morti, significa istigare all’odio delle vittime? Significa rallegrarsi di quello che hanno subito pensando nello stesso tempo che non è stato abbastanza? Né nel numero né nella ferocia? Significa istigare a “finire il lavoro”? Siamo seri, non è niente di tutto questo e voi lo sapete bene. Allora cosa? Qual è la natura di quest’offesa? Minimizzare la Shoah toglie agli ebrei una parte della loro umanità? Al nipote del deportato morto nel campo, cosa cambia il fatto che suo nonno sia morto insieme ad altri cinquecentomila o a sei milioni? Cosa cambia il fatto che suo nonno sia morto gasato o fucilato? Di sfinimento o di malattia? Se fossi quel nipote avrei voglia di sapere, ma che sia avvenuto in un modo o nell’altro, tutto ciò non cambierebbe nulla al mio dolore…Nessuno contesta i morti individualmente, nessuno dice a questo nipote “no, tuo nonno non è morto, il numerus clausus è raggiunto, e se non è tornato è perché ha preferito non tornare, approfittando per rifarsi una vita altrove…”. Allora qual è questa sofferenza così terribile che deve proibire ogni ricerca, ogni tentativo di discussione del numero o del modo in cui gli ebrei sono morti durante la seconda guerra mondiale? E perché colui che tenta di farlo diventa un criminale?

Vi sono al mondo delle persone che con il loro comportamento fanno soffrire i loro simili in mille maniere. Torture psicologiche, manipolazioni, menzogne che talvolta fanno morire a fuoco lento, senza rumore, le vittime della loro perversità. Al lavoro, in famiglia, anche quando vengono smascherate, hanno diritto alla cortesia di prammatica. E raramente saranno condannate alla benché minima pena. Può darsi che cambieranno, che la loro moglie vorrà divorziare, ma non verranno mai crocifisse. Ma di quante notti insonni, di quanti giorni di lacrime, di depressioni sono stati responsabili? Chi ha mai sentito di pianti e di notti bianche, di voglia di morire a causa di Faurisson?

Vi sono dei pedofili che hanno spezzato la vita delle loro vittime, che le hanno persino uccise. Vi sono quelli di cui si parla e molti di cui non si parla affatto. Tutte queste madri assassinate attraverso i loro figli. ..Vi sono dei prigionieri torturati all’ombra di spessi muri…Vi sono dei villaggi affamati da padroni che non si sono scelti, delle popolazioni rivierasche avvelenate dalla cupidigia di qualcuno, dei neonati malformati, dei popoli colpiti dalle radiazioni…Per la potenza degli uni e per il denaro degli altri…Vi sono delle lotte intestine, delle brame di potere che schiacciano intere popolazioni nell’indifferenza del mondo, atrocità inaudite perché non si vogliono sentire, tutta questa umanità che grida, eppure…Ma Faurisson…Ah, Faurisson! Lo si sentirebbe anche se mormorasse…Da dove viene dunque questo sangue che i ciechi vedono scorrere sulla sua mano per rifiutarsi di stringerla?

Vi sono, ancora, dei capi davanti ai quali si fa scorrere il tappeto rosso, rosso come il sangue che scorre sulla mano di Faurisson e ai quali si fa di più che stringere la mano: li si abbraccia, li si guarda con deferenza, loro sono i padroni del mondo…I loro crimini sono reali ma li si scusa. In nome della ragion di Stato, tutto viene coperto da una grossa menzogna. Quanti sono i bambini morti in Iraq durante l’embargo? Cinquecentomila? E’ un crimine? No. Contestare questo crimine, e persino giustificarlo è ancora meno. “Credo che sia una scelta molto difficile, ma il prezzocrediamo che il prezzo ne valga la pena”, ci dice Madeleine Albright senza che noi sogniamo un solo secondo di rifiutarle la mano. Infine…parlo di loro, perché io, vedi tu…

C’è stato Menahem Begin, commissario del Betar, presidente dell’Irgun, responsabile dell’attentato del King David, del massacro di Deir Yassin, che ha ricevuto il premio Nobel della Pace. Ah! Questa stretta di mano tra lui e Sadat, ha fatto il giro del mondo…Ma il sangue è stato lavato con un po’ di inchiostro, una firma in basso su un documento di cui una parte è caduta nell’oblio…Nell’oblio, come il sangue sulle mani di Begin…

Nella storia vi sono delle circostanze che giustificano la pulizia etnica”. Chi l’ha detto? Faurisson? Proseguiamo per vederci più chiaro: “So che questo termine è completamente negativo nel discorso del ventunesimo secolo, ma, quando la scelta è tra la pulizia etnica e il genocidiolo sterminio della vostra popolazioneio preferisco la pulizia etnica (…) Questa era la situazione”. Ah, ecco, non è stato un genocidio, è stata una pulizia etnica. Ma vi sono stati molti morti. Dove è avvenuto tutto ciò? “Era quello che il sionismo si trovava ad affrontare. Non si sarebbe potuto creare uno stato ebraico senza sradicare 700.000 palestinesi. Di conseguenza, era necessario sradicarli”. Sono stati precisamente sradicati. Anche gli alberi talvolta quando li si sradica crepano…Chi si rifiuta di stringere la mano a Benny Morris per aver detto questo?

Vi sono migliaia di persone che hanno del sangue sulle mani e del sangue sulla lingua alle quali si stringe la mano: poichè stanno dalla parte di ciò che si considera come il Bene, su questa riva dello Stige, i loro crimini non verranno loro addebitati. Ma a colui che passa al di là, anche a colui che si tiene esitante nel mezzo del fiume, nulla sarà perdonato, ancor meno il cercare la verità: non avrà raggiunto l’altra riva che avrà già passato il Rubicone.

Galileo ha dovuto rinnegare sé stesso per salvarsi, e tuttavia aveva ragione. Se la proibizione della ricerca fosse rimasta, si crederebbe ancora che la terra è al centro di tutto? Anche altri sono stati imprigionati per le loro idee, ma si sbagliavano, e sono stati dimenticati. Non per questo sono condannabili: se non si vuole essere mai nell’errore, non bisogna cercare nulla. Lasciamo dunque che il tempo faccia la scelta di chi ha torto e di chi ha ragione, ma lasciamogli gli strumenti per farlo. Rifiutare questo significa fare del dubbio un’eresia.

Per giustificare l’Inquisizione, leggo: “L’eresia non è solo questione di dottrina: essa è un crimine globale contro Dio, i principi, la società – il che è lo stesso. Essendo una rottura del legame sociale, la lotta contro l’eresia è una questione di ordine pubblico”. Faurisson minaccia davvero l’ordine pubblico? Se la risposta è sì, allora il legame sociale è davvero fragile…

Duemila anni fa nacque colui che venne considerato dai suoi come un eretico. “Felici quelli che credono senza avere visto”, ha detto. Ma non ha aggiunto: “siano maledetti quelli che dubitano”…Gesù, quando è resuscitato è apparso davanti a San Tommaso, che non credeva ai suoi occhi: ha voluto toccare con mano le prove. Che ha fatto il Cristo? L’ha insultato? L’ha messo al bando degli umani? Se l’avesse fatto può darsi che oggi il mondo cristiano non sarebbe quello che è. Gli ha preso la mano e gli ha fatto toccare le piaghe. Sì, era proprio quel Gesù che era stato inchiodato sulla croce. E Tommaso, che avrebbe potuto diventare un negazionista della resurrezione è diventato un apostolo.

Faurisson è un San Tommaso dell’era moderna. Ha ha posto delle questioni e per tutta risposta gli si è chiuso il becco, lo si è crocifisso sulla pubblica piazza. No, no, amica mia, non farmi dire quello che non ho detto: Faurisson non è il nuovo Cristo ma i suoi carnefici vengono lo stesso da quelli che hanno paura del vacillamento dei dogmi sui quali poggia la loro visione del mondo. La benevolenza di Cristo verso colui che non aveva la fede ha permesso lo slancio di una religione che permette il dubbio . All’opposto di questa, e all’opposto del paradigma sul quale poggia, la proibizione attuale sarà il becchino di una nuova religione il cui sacrificio fondatore non è l’espressione di una volontà divina. Ecco dunque due ragioni affinché la Shoah venga ricondotta nei limiti della storia e allo stesso livello dei crimini, ahimé numerosi e banali, dell’umanità contro sé stessa.

E una buona ragione per non rifiutarsi di stringere la mano a Faurisson.

[1] Traduzione di Gabriella Moschini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://sabre-au-clair-et-clair-de-lune.over-blog.com/article-32113624.html