I revisionisti sfidano la storia del D-Day


Pubblicato venerdì scorso sul sito della BBC il seguente articolo: “I revisionisti sfidano la storia del D-Day” (http://news.bbc.co.uk/2/hi/europe/8084210.stm ). Eccone alcune (illuminanti) citazioni:

Un argomento revisionista sembra essersi incuneato in questo 65° anniversario dello sbarco in Normandia.

Il “la” è stato dato nel nuovo libro di Antony Beevor, D-Day, che cerca di smontare certe idee generalmente accettate sulla campagna degli Alleati. Lungi dall’essere stato un successo totale, sfiorò il clamoroso fallimento. E lungi dall’essere accolti come liberatori, molti soldati vennro accolti in modo inequivocabilmente ostile dalla gente della Normandia.

La ragione era semplice. Molte città e paesi della Normandia vennero letteralmente cancellati dai bombardamenti alleati.

Circa 20.000 francesi vennero uccisi nei due mesi e mezzo che seguirono il D-Day, di cui 3.000 solo durante le operazioni di sbarco. In certe zone – come le falesie dove i tedeschi vennero annientati alla fine della campagna – non rimase in piedi neanche un edificio e i soldati dovettero camminare sopra strati di cadaveri. Mentre per quanto concerne la distruzione di Caen, è stato ammesso da un pezzo che essa fu militarmente del tutto inutile.

Sebbene questi resoconti revisionisti siano stati scritti altrove, è in Francia che queste idee oggi toccano una corda sensibile. Non è che la devastazione portata dagli Alleati non sia conosciuta, è solo che si tende a non parlarne. Eppure per molte famiglie che sperimentarono la guerra, fu l’arrivo e il passaggio delle forze inglesi e americane a costituire l’esperienza di gran lunga più atroce.

“Fu profondamente traumatica per la gente della Normandia”, ha detto Christophe Prime, storico del Museo della Pace a Caen. “Pensate alle centinaia di tonnellate di bombe che distruggono intere città e annientano le famiglie. Ma le sofferenze dei civili furono mascherate per molti anni dall’immagine prioritaria – quella dei francesi che accolgono i liberatori a braccia aperte”.

Secondo Prime, fu durante la commemorazione del 60° anniversario cinque anni fa che si è iniziato a scoperchiare il tabù. Nel libro di William Hitchcock, The Bitter Road to Freedom [La strada amara verso la libertà] l’autore solleva un’altra questione a cui viene dato raramente risalto: gli Alleati rubavano, e facevano anche di peggio. “Le ruberie e i ladrocini a danno delle abitazioni e delle fattorie della Normandia da parte dei soldati iniziarono il 6 Giugno e non si fermarono mai durante tutta l’estate”, scrive.

Anche più temuti, naturalmente, erano gli stupri, e anche qui la vera immagine dei fatti è stata espunta dalla memoria popolare. Secondo lo storico americano Robert Lilly, vi furono circa 3.500 stupri in Francia perpetrati dai soldati americani tra il Giugno del 1944 e la fine della guerra. “Le prove mostrano che la violenza sessuale contro le donne nella Francia liberata era un fatto comune”, scrive Hitchcock. “Esse mostrano anche che i soldati neri condannati per questi atti orribili ricevettero punizioni molto severe, mentre i soldati bianchi ricevettero sentenze più miti”.

Naturalmente, aggiunge il cronista della BBC, in certe comunità la devastazione non è mai stata dimenticata. In Normandia vi sono paesi dove le celebrazioni del 6 Giugno sono state fino a pochi anni fa deliberatamente evitate perché i ricordi erano troppo dolorosi.