Sul valore delle testimonianze


Il 21 Settembre del 2001, si verificò a Tolosa l’esplosione della fabbrica di fertilizzanti Azf (foto), che provocò la morte di 30 persone e il ferimento di altre 2.500. Si tratta del più grave incidente industriale del dopoguerra, in Francia. Lo scorso 23 Febbraio è iniziato il processo, che vede imputata per omicidio colposo una sussidiaria della Total, proprietaria dell’impianto (http://www.adnkronos.com/IGN/Esteri/?id=3.0.3046443551 ).

Molto interessante, per i temi che ci riguardano, è il giudizio espresso dal Presidente del Tribunale, Thomas Le Monnyer, sul valore – e la relatività – delle testimonianze processuali. Ecco cosa ha detto:

“Prima di ascoltare i testimoni, vorrei fare un po’ di lezione per mostrarvi la difficoltà cui si trovano di fronte i testimoni. E’ difficile accordare alle testimonianze un valore probante. Numerosi fattori possono influenzare il testimone, il vissuto, l’intensità dello stress, la difficoltà di descrivere con parole comuni un avvenimento straordinario. Dopo l’avvenimento, quando si mobilitano tutti i media, l’impatto che questi media hanno potuto avere, il suo ambiente, e cioè il fatto che può essere stato influenzato…Ultima evidenza: il tempo, che può essere più o meno lungo tra la testimonianza e l’avvenimento” (http://www.lepost.fr/article/2009/04/25/1509526_proces-azf-le-professeur-arnaudies-repond-au-president-le-monnyer-au-sujet-des-temoignages.html ).

Non si tratta di considerazioni che, mutatis mutandis, possono valere anche per le testimonianze olocaustiche (parliamo qui dei testimoni in buona fede, non dei mentitori di professione ampiamente sbugiardati dai revisionisti) e che ogni storico serio dovrebbe tenere nella dovuta considerazione?