Barbacetto: il merito è anche di Vinciguerra!


Mi sono imbattuto ieri, sul sito di Società Civile, in un interessante articolo di Gianni Barbacetto su Cristiano De Eccher, già dirigente – agli inizi degli anni ’70 – della formazione neofascista Avanguardia Nazionale, e oggi senatore in quota PDL (http://www.societacivile.it/focus/articoli_focus/De%20Eccher.html ).

Barbacetto è un noto giornalista, di molti meriti, e il suo articolo – avvalendosi delle acquisizioni processuali del giudice Guido Salvini – getta una luce inquietante non solo sulla stagione delle stragi (della quale, secondo Salvini, De Eccher fu "un personaggio per nulla secondario") ma sulla continuità dei fili che legano tuttora un partito ufficialmente “antifascista” come Alleanza Nazionale a quella stagione.

Vorrei però fare a Barbacetto un appunto: quando, verso la fine dell’articolo, precisa che la “destra estrema”, dipinta ancora oggi da molti storici come il “polo escluso” della politica italiana (in quanto il Movimento Sociale non veniva annoverato tra i partiti dell’”arco costituzionale”), costituiva in realtà di tale politica il “polo occulto” (perché era regolarmente coinvolta nelle operazioni sporche degli apparati dello stato) egli non dice che di questa distinzione – essenziale per capire la storia italiana del dopoguerra – è debitore a Vincenzo Vinciguerra (foto), che la formulò nel 2000 nel suo libro Camerati, addio[1].

Ecco infatti cosa scrisse all’epoca Vinciguerra: “Non, quindi, il neofascismo come il “polo escluso” della vita politica italiana, ma come il suo “polo occulto” in un ruolo che, dai primi degli anni Settanta, verrà assunto, a sinistra, dal partito comunista italiano. E la prova primaria viene dall’esame dei rapporti intercorsi fra il Msi e quei centri di potere nei quali, uniche e sole, risiedono la forza e la capacità di decidere le sorti dello Stato e della Nazione”.[2]

Capisco che per un giornalista progressista come Barbacetto sia imbarazzante ammettere apertamente di essersi rifatto alla chiave di lettura di un fascista di sinistra come Vinciguerra, ma equità avrebbe voluto che l’avesse esplicitata. Del resto, l’importanza del contributo di Vinciguerra, per capire la strategia della tensione, ha recentemente avuto un riconoscimento significativo anche da uno storico quale Aldo Giannuli: “Oggi si può dire che non è possibile fare una storia della strategia della tensione in Italia prescindendo dal contributo di Vinciguerra, anche se diversi aspetti della sua interpretazione possono non essere condivisi”.[3]

A chi volesse approfondire l’argomento segnalo il sito http://www.marilenagrill.org/ , dove sono consultabili diversi articoli di Vinciguerra.
[1] Camerati, addioStoria di un inganno, in cinquant’anni di egemonia statunitense in Italia, Edizioni di Avanguardia, Trapani, 2000.
[2] Ivi, p. 27.
[3] Aldo Giannuli, Bombe a inchiostro, BUR, Milano, 2008, p. 221.