Spogliati, colpiti a morte e coperti di calce: il recente ritrovamento di migliaia di cadaveri in una miniera abbandonata in Slovenia ha rivelato l’uccisione di soldati nazionalsocialisti collaborazionisti, e dei loro familiari, per mano dei partigiani iugoslavi. E’ una delle fosse più grandi della Seconda Guerra Mondiale.
Poco a poco si cominciano a conoscere maggiori dettagli di quell’orrore che fu la fine del conflitto, che qui si possono vedere con l’apertura di alcune fosse comuni nella località di
Huda Jama (Grotta Cattiva) dove si crede vi siano circa 5.000 cadaveri, molti dei quali mummificati.
“Quello che abbiamo visto finora sono circa 300 cadaveri mummificati, però sotto di questi vi sono due pozzi con una capacità totale di 500 metri cubi, nei quali potrebbero esservi come minimo altri 5.000 corpi”, ha dichiarato Marko Strovs, uno dei responsabili del ritrovamento.
Strovs, ricercatore professionale di fosse militari, ha spiegato che la miniera abbandonata stava per essere esplorata ad Agosto dello scorso anno, prima che vi fossero i sospetti che nascondesse una fossa abbandonata di vittime della Seconda Guerra Mondiale.
Le prime ricerche hanno rivelato che le vittime furono portate ancora vive nella miniera e che lì dentro furono assassinate all’arma bianca, apparentemente con picconi da miniera. In seguito furono ricoperte di calce e il recinto fu chiuso con una spessa coltre di cemento per nascondere la strage.
“A causa della grande quantità di vittime e della mancanza di ossigeno, molti dei cadaveri sono mummificati e non si sono completamente decomposti”, spiega Strovs. “Ho visto gambe intere, parti di corpo”, racconta il ricercatore a proposito della sua terrificante scoperta.
La dimensione della strage è tale che Joze Dezman, capo della commissione statale per le vittime della guerra, ritiene che questa fossa sia la testimonianza di uno dei peggiori crimini della Seconda Guerra Mondiale. Dezman ha dichiarato che “le vittime furono obbligate ad entrare, spogliate, e fatte proseguire per circa 400 metri nella galleria dentro la miniera, e lì furono assassinate con diversi tipi di armi bianche”.
Ha aggiunto che “per i cadaveri che abbiamo visto, sembra che si tratti di croati e di sloveni. Giudicando dagli stivali indossati si può dire che la maggior parte furono militari, però vi sono anche civili”, ha precisato.
Secondo alcuni testimoni del tempo, i cadaveri potrebbero appartenere a militari sloveni e croati che combatterono insieme ai nazionalsocialisti, come anche a loro familiari e a soldati tedeschi che nel 1945 furono gettati nella miniera.
“Sappiamo con precisione chi ha commesso questo crimine. L’unità era comandata dal comandante
Toni Anton Ricek. Della strage è responsabile la prima divisione slovena della Difesa Popolare, il secondo battaglione della terza brigata”, ci assicurano.
Il pubblico ministero sloveno, Barbara Brezigar, ha promesso ieri, visitando la fossa, che i responsabili saranno portati di fronte alla giustizia, se ancora sono in vita. Questa è una delle 600 fosse comuni con vittime della Seconda Guerra Mondiale in Slovenia. La più grande fu scoperta nel 2007 a Tezno, nel nord della Slovenia, con i resti di più di 15.000 vittime del conflitto, nella maggior parte soldati croati fascisti (ustashi) e loro familiari.
Si tratta di soldati di formazione filo-nazionalsocialista che, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, cercarono di fuggire dalla guerriglia antifascista dei vincitori, comandata da Josip Broz “Tito”, per unirsi alle forze alleate di stanza nella vicina Austria, dove speravano di trovare un miglior trattamento. Senza dubbio, le unità allegate li obbligarono a ritornare verso la Iugoslavia e lì vennero fatti prigionieri dalle forze comuniste partigiane.
[1] http://www.libertaddigital.com/sociedad/una-fosa-revela-una-de-las-mayores-matanzas-de-la-ii-guerra-mundial-1276352691