La Lipstadt sosteneva che il revisionismo è il il risultato di una cospirazione nazista. La Pisanty, sotto la nefasta influenza di questa panzana, congettura che i revisionisti non solo credano ad una «cospirazione giudaica mondiale», ma che questa teoria sia addirittura il fondamento stesso del revisionismo. Le conclusioni generali della Pisanty sull’essenza del revisionismo sono il degno coronamento del suo libro. Ella vi si abbandona ad una sorta di visionarismo apocalittico che chiama in causa - tanto per essere originale - i
Protocolli dei Savi Anziani di Sion, altro tema che ossessiona la povera dottoressa. Alla fine la Pisanty mostra il vero significato delle sue elucubrazioni sulla «cospirazione giudaica mondiale» e rientra nell’ortodossia della maestra solo apparentemente sovvertita: il revisionismo non è solo il
risultato di una cospirazione nazista; peggio, molto peggio: è l’
epigono di quell’ «antisemitismo storico» che trova il suo culmine, appunto, nei
Protocolli dei Savi Anziani di Sion! Donde la solenne conclusione che
«i negazionisti raccolgono il testimone dell’ antisemitismo storico»
[15].
“Antisemitismo”, ecco la parola magica, che ci porta allo scopo di questo articolo: mostrare, con un altro esempio autorevole, come giornalisti e storici di regime intendano e trasmettano le fandonie pisantyane
[16].
4)
Gli scopiazzatori della “
pensatrice”
dell’anti-“
negazionismo”
Nell’
Osservatore Romano del 26-27 gennaio 2009 è apparso il seguente articolo di Anna Foa:
«
L'antisemitismo unico movente dei negazionistiIl negazionismo della Shoah non è un'interpretazione storiografica, non è una corrente interpretativa dello sterminio degli ebrei perpetrato dal nazismo, non è una forma sia pur radicale di revisionismo storico, e con esso non deve essere confuso.
Il negazionismo è menzogna che si copre del velo della storia, che prende un'apparenza scientifica, oggettiva, per coprire la sua vera origine, il suo vero movente: l'antisemitismo. Un negazionista è anche antisemita. Ed è forse, in un mondo come quello occidentale in cui dichiararsi antisemiti non è tanto facile, l'unico antisemita chiaro e palese.
L'odio antiebraico è all'origine di questa negazione della Shoah che inizia fin dai primi anni del dopoguerra, riallacciandosi idealmente al progetto stesso dei nazisti, quando coprivano le tracce dei campi di sterminio, ne radevano al suolo le camere a gas, e schernivano i deportati dicendo loro che se anche fossero riusciti a sopravvivere nessuno al mondo li avrebbe creduti. Il negazionismo attraversa gli schieramenti politici, non è solo legato all'estrema destra nazista, ma raccoglie tendenze diverse: il pacifismo più estremo, l'antiamericanismo, l'ostilità alla modernità. Esso nasce in Francia alla fine degli anni Quaranta a opera di due personaggi, Maurice Bardèche e Paul Rassinier, l'uno fascista dichiarato, l'altro comunista. Dopo di allora, si sviluppa largamente, e i suoi sostenitori più noti sono il francese Robert Faurisson e l'inglese David Irving, nessuno dei due storico di professione.
I negazionisti sviluppano dei procedimenti assolutamente fuori dal comune nella loro negazione della realtà storica. Innanzitutto, considerano tutte le fonti ebraiche di qualunque genere inattendibili e menzognere. Tolte così di mezzo una buona parte dei testimoni, tutta la memorialistica espressa dai sopravvissuti ebrei e la storiografia opera di storici ebrei o presunti tali, i negazionisti si accingono a demolire il resto delle testimonianze, delle prove, dei documenti.
Tutto ciò che è posteriore alla sconfitta del nazismo è per loro inaffidabile perché appartiene alla “verità dei vincitori”. La storia della Shoah l'hanno fatta i vincitori, continuano instancabilmente a ripetere, mettendo in dubbio tutto quello che è emerso in sede giudiziaria, dal processo di Norimberga in poi: frutto di pressioni, torture, violenze. Resta però ancora una parte di documentazione da confutare, quella di parte nazista che precede il 1945. Qui, i negazionisti hanno scoperto che nessuna affermazione scritta dai nazisti dopo il 1943 può dichiararsi veritiera, perché a quell'epoca i nazisti cominciavano a perdere la guerra e avrebbero potuto fare affermazioni volte a compiacere i futuri vincitori. “Et voilà”, il gioco è fatto: la Shoah non esiste!
Il negazionismo si applica in particolare a dimostrare l'inesistenza delle camere a gas, attraverso complessi ragionamenti tecnici: non avrebbero potuto funzionare, avrebbero avuto bisogno di ciminiere altissime e via discorrendo. È questa la tesi che ha dotato di notorietà uno pseudo-ingegnere, Fred Leuchter, e che domina nei siti negazionisti di internet.
Oggi, il negazionismo è considerato reato in molti Paesi d'Europa, anche se una parte dell'opinione pubblica rimane restia – come chi scrive – a trasformare, mettendoli in prigione, dei bugiardi in martiri. Non mancano poi sostenitori del negazionismo in funzione antiisraeliana. Bisogna però ripetere che dietro il negazionismo c'è un solo movente, un solo intento: l'antisemitismo. Tutto il resto è menzogna»
[17].
Non mi soffermo a confutare questo concentrato di sciocchezze, che rasentano spesso la comicità. La storiella del «dopo il 1943», ad esempio, è veramente spassosa. Quale mirabile inventiva!
La cosa più grave è che Anna Foa non è una semplice collaboratrice dell’
Osservatore Romano, ma è soprattutto una storica di prestigio
[18], che però non soltanto non si è mai curata di aprire un libro revisionistico, ma non è stata neppure capace di presentare un riassunto decente delle favole pisantyane, avendo profuso nello scritto sopra citato spropositi assurdi che la stessa Pisanty non ha osato neppure sfiorare. Da ciò si desume che questa storica non ha letto nemmeno il libro della Pisanty, ma si è basata semplicemente su resoconti giornalistici. Un copia-incolla di seconda mano.
E questi sarebbero gli “storici” olocaustici: individui che si riducono ad attingere dagli scopiazzatori-giornalisti, ma che, nonostante ciò, rivendicano orgogliosamente la loro qualifica di “storici” accademici, sottolineando con compiacimento e una punta di disprezzo che né «il francese Robert Faurisson» né «l'inglese David Irving» è uno «storico di professione»!
Un indubbio merito, a paragone di uno “storico di professione” olocaustico.
Come quasi sempre, la verità è il contrario di ciò che proclamano gli adepti della
Holocaustica Religio: la Shoah non è un'interpretazione storiografica, ma un articolo di fede, una nuova forma di battesimo in virtù del quale si entra nella
communio ecclesiale, ma anche una nuova forma di diritto naturale grazie al quale si viene ammessi nel consesso sociale. I reprobi sono relegati nelle tenebre esteriori, dove c’è pianto e stridor di denti.
La fede nella
Shoah non ha nulla a che vedere con la storia o la storiografia, ma ha un carattere essenzialmente ideologico. La stessa storiografia olocaustica, nel suo nucleo centrale, è essenzialmente il risultato di una ideologia
[19].
Per questo motivo gli olo-santoni messianici non sono affatto interessati all’accertamento della verità, neppure all’
akribéia in campo storico-documentario.
Per questo motivo non si curano minimamente della letterarura scientifica revisionistica.
Valentina Pisanty, novella Pizia, ha vaticinato e non bisogna far altro che diffondere il responso.
E se si trattasse di Oracoli Sibillini?
La risposta ora è alla portata di tutti:
L'“
irritante questione”
delle camere a gas ovvero da Cappuccetto Rosso ad...
Auschwitz.
Risposta a Valentina Pisanty. Riedizione riveduta, corretta e aggiornata. 2007:
http://vho.org/aaargh/fran/livres7/CMCappuccetto.pdfEdizione riveduta, corretta e aggiornata 2009:
http://civiumlibertas.blogspot.com/2007/11/slomo-in-grande-emozione-con-veltroni-e.html.
Questa risposta è a disposizione di Valentina Pisanty da più di dieci anni. E da più di dieci anni la nostra dottoressa in semiotica la ignora, pur continuando a sproloquiare sul “negazionismo”, da ultimo nella trasmissione
Sorgente di Vita, replicata su RAI 2 il 23 febbraio 2009 alle 9,30
[20].
Non è ora che si decida a prenderla in considerazione e a controbattere?
In fondo è così facile confutare le “pseudoargomentazioni” revisionistiche! E allora che cosa aspetta a farlo?
Anna Foa vuole che i revisionisti considerino «tutte le
fonti ebraiche di qualunque genere inattendibili e menzognere»: prescindendo dal fatto che si tratta di una scempiaggine, dal punto di vista metodologico e deontologico, non è più grave fingere che le
fonti revisionistiche non esistano affatto?
Carlo Mattogno, 3 marzo 2009.
[1] Vedi al riguardo il mio articolo -
I “
nuovi”
documenti su Auschwitz di Bild.
DE:
Una bufala gigantesca. 12 novembre 2008, in:
http://civiumlibertas.blogspot.com/2007/11/slomo-in-grande-emozione-con-veltroni-e.html, 19. Appendice, e in:
http://ita.vho.org/038Bild_Mattogno.htm.
[2] Testo in:
http://www.bild.de/BILD/berlin/aktuell/2009/02/16/die-bauplaene-von-auschwitz/erstmals-in-einer-ausstellung-zu-sehen.html.
[3]Da:
http://www.bildblog.de/5904/die-bauplaene-von-auschwitz-2/[4] RGVA (Archivio russo di Stato della guerra, Mosca), 502-1-233, p. 24.
[5] In:
Vierteljahreshefte für Zeitgeschichte, 1, 2002, pp. 41-69.
[6] In :
http://vho.org/aaargh/fran/livres8/CMGeneralplanOst.pdf.
[7] Nadine Fresco,
Les redresseurs de morts.
Chambres à gaz:
la bonne nouvelle.
Comment on révise l'histoire, in: “Les Temps Modernes”, 35e année, N° 407, Juin 1980, pp.2150-2211.
[8] Vedi al riguardo il capitolo I, “Pierre Vidal-Naquet”, del mio studio
Olocausto:
dilettanti allo sbaraglio. Edizioni di Ar, Padova, 1996, pp. 11-89. In rete:
http://www.vho.org/aaargh/fran/livres4/sbara1.pdf[9] Bompiani, Milano, 1998.
[10] Deborah Lipstadt,
Denying the Holocaust.
The Growing Assault on the Truth and Memory. A Plume Book, New York, 1994.
[11] P. Vidal-Naquet,
Gli assassini della memoria. Editori Riuniti, Roma, 1993.
[12] Olocausto:
dilettanti allo sbaraglio, op. cit., capitolo III, “Deborah Lipstadt”, pp. 145-159.
[13] Il rapporto Gerstein. Anatomia di un falso. Sentinella d’Italia, Monfalcone, 1985.
[14] Michael Tregenza considera Gerstein inattendibile. Vedi il mio studio
Bełżec nella propaganda,
nelle testimonianze,
nelle indagini archeologiche e nella storia. Effepi, Genova, 2006, pp. 69-70.
[15] V. Pisanty,
L’irritante questione delle camere a gas.
Logica del negazionismo, op. cit., p. 251.
[16] Il primo esempio è l’articolo di Bernardo Valli
Negazionismo.
Gli assassini della memoria che cancellano l’Olocausto (Repubblica, 3 febbraio 2009, pp. 32-33) di cui mi sono già occupato nel mio scritto La “Repubblica” della disinformazione, in:
http://civiumlibertas.blogspot.com/2009/02/carlo-mattogno-la-repubblica-della.html.
[17] L’articolo appare in vari siti, ad es.
http://paparatzinger2-blograffaella.blogspot.com/2009/01/giornata-della-memoria-lo-speciale.html[18] Si veda il suo curriculum qui:
http://w3.uniroma1.it/dsmc/docenti/foa.htm.
[19] Vedi il mio articolo già citato La “Repubblica” della disinformazione.
[20] Franco Damiani, “Sorgente di Vita” stronca (?) il “negazionismo”, in:
http://francodamiani.blogspot.com/search?q=sorgente+di+vita+stronca+negazionismo