Studenti italiani: cosa aspettate a seguire l'esempio?


GLI STUDENTI ARRABBIATI PER GAZA FANNO RINASCERE I SIT-IN

Di Alexandra Topping, The Guardian, 14 Febbraio 2009[1]

Una nuova onda di attivismo studentesco scatenata dagli avvenimenti di Gaza ha visto in Inghilterra decine di edifici universitari occupati, con alcuni degli istituti educativi di vertice del Regno Unito che hanno acconsentito ad assegnare borse di studio a studenti palestinesi o a disinvestire da aziende di armi legate a Israele.

Sebbene l’attacco al territorio [di Gaza] sia finito tre settimane fa, il perdurare della rabbia per l’attacco ha spinto gli studenti a inscenare dei sit-in in 21 università, molti dei quali organizzati tramite blog, Facebook e messaggi di posta elettronica.

Gli studenti di Glasgow e Manchester rifiutano di lasciare gli edifici fino a quando le loro richieste non verranno accolte, dopo che occupazioni analoghe in altre università hanno ottenuto risultati tangibili in quella che viene vista come una nuova epoca di attivismo studentesco altamente organizzato.

Katan Alder, di 22 anni, uno dei 50 contestatori dell’Università di Manchester che hanno occupato un edificio dell’università per 9 giorni, ha detto che gli studenti stanno abbandonando le tattiche diplomatiche in favore dell’azione diretta.

“C’è un nuovo livello di rabbia tra gli studenti che prima non vedevamo”, ha detto. “C’è decisamente una nuova fiducia tra gli studenti, che iniziano a capire che se vogliono ottenere qualcosa la semplice trattativa non funziona: le nostre azioni devono intensificarsi”.

Gli studenti del Goldsmiths, Università di Londra, hanno finito ieri l’occupazione dopo che la loro richiesta – due borse di studio per studenti dell’Università palestinese di Al-Quds – sono state accolte. Gli studenti si sono mobilitati per un anno senza successo, ma le loro richieste sono state accolte nel giro di 24 ore dopo che avevano occupato il municipio di Deptford, che ospita gli uffici dei dirigenti dell’università, ha detto James Heywood, di 21 anni.

“Venivamo ignorati e trattati concondiscendenza, così quando abbiamo visto quello che stava succedendo in altre università siamo passati all’azione diretta”, ha detto.

La tecnologia ha avuto un ruolo integrale nelle proteste. Nel giro di pochi minuti dall’inizio dell’occupazione gli studenti del Goldsmiths si sono messi a bloggare, e una recente protesta che ha riunito 2.000 studenti è stata organizzata quasi esclusivamente tramite messaggi di testo virale, ha detto Heywood.

Le richieste degli studenti includono un appello a cessare tutti gli investimenti in aziende d’armi che possono commerciare con Israele, borse di studio per studenti palestinesi e assistenza umanitaria.

Al King’s College di Londra, gli studenti hanno ottenuto borse di studio e donazioni per istituzioni palestinesi.

Un’occupazione di 7 giorni all’Università di Cambridge, che ha visto vietare agli studenti l’accesso al cibo prima di essere minacciati da un’ingiunzione del tribunale il 1 Febbraio, ha ottenuto poco in fatto di concessioni.

Ma la scorsa settimana 60 accademici dell’università hanno inviato una lettera aperta al vice-cancelliere lamentando le tattiche da “mano pesante” utilizzate per stroncare la protesta e sostenendo gli appelli degli studenti a disinvestire dall’industria delle armi e a offrire borse di studio agli studenti palestinesi.

La professoressa Priyamvada Gopal, una dei firmatari, ha detto: “E’ stato solo quando gli studenti si sono galvanizzati che abbiamo pensato di scrivere una lettera di gruppo come accademici, seguendo l’esempio degli studenti”.

Ella crede che il movimento sia uno dei primi segni di una nuova consapevolezza politica. “Finora questa è una minoranza piccola ma rumorosa, ma penso che stiamo assistendo a un’emersione dalla frivolezza e dall’apatia degli anni ‘90”.
[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://www.guardian.co.uk/world/2009/feb/14/gaza-student-protests