Il processo di Horst Mahler a Monaco


A Monaco, il processo intentato contro Horst Mahler per negazione dell’Olocausto e istigazione all’odio è iniziato, come previsto, lunedì 12 Gennaio alle ore 9 davanti alla seconda camera del Tribunale di Monaco. E’ proseguito mercoledì 14 e giovedì 15, e un’ulteriore udienza dovrà avere luogo martedì 2 Febbraio.

Raramente si sono svolte delle udienze in un clima di odio così evidente e manifesto tra il tribunale e l’accusato. I giudici odiano chiaramente l’accusato e il pubblico che hanno di fronte. L’udienza è durata 7 ore durante le quali l’avvocato che è stato assegnato d’ufficio a Mahler non ha detto una sola parola. Il presidente non guarda praticamente mai Mahler quando gli viene data la parola: egli manifesta la propria noia con ostentazione, così come reagisce con nervosismo e irritazione. Anche il secondo giudice è altrettanto ostile. Le dichiarazione più banali di Mahler vengono continuamente prese per delle minacce formulate dall’accusato o per dei tentativi di servirsi del processo per fare propaganda. Quanto alla procuratrice, manca chiaramente di esperienza per un processo del genere. Ma, beninteso, la sua richiesta volta a ottenere che le offerte di prova dell’imputato fossero presentate solo per iscritto è stata accolta dai giudici.

Dal lato del pubblico presente le cose non sono andate molto meglio: nel corso del suo processo davanti al tribunale di Potsdam, per dei capi d’accusa analoghi, Mahler aveva lamentato la mancanza di sostegno e di solidarietà nei suoi confronti da parte dei movimenti o dei partiti nazionalisti tedeschi. A Potsdam non c’era un solo rappresentante della DVU (Deutsche Folksunion: Unione del Popolo Tedesco) del dr. Frey né del NPD (Partito Democratico Nazionale della Germania). A Monaco c’erano almeno 30 persone, tra le quali più di un rappresentante dei “Freie Nationalisten München” (Liberi Nazionalisti di Monaco) e numerosi giornalisti. All’udienza del giorno dopo, martedì 13 Gennaio, erano invece presenti solo una decina di persone. Ma, secondo una tattica che l’amministrazione giudiziaria sembra adottare sempre più frequentemente, le misure di sicurezza sono ferree: consegna delle carte d’identità, perquisizioni corporali, anche in mezzo alle gambe, proibizione d’introdurre libri nell’aula (per paura che possano essere scagliati contro i giudici) ecc. Si tratta di mostrare quanto sia importante proteggersi dal pericolo potenziale rappresentato dagli estremisti di destra. All’uscita gli appunti che erano stati presi da certi membri del pubblico sono stati provvisoriamente confiscati per controllare che non vi fossero “contenuti illeciti”!

Torniamo al processo propriamente detto: l’accusa si basa sull’autoaccusa di Mahler per aver diffuso il libro di Germar Rudolf (anch’egli attualmente in progione) “Conferenze sull’Olocausto”, per aver diffuso un DVD intitolato “Die kurzen Beine der heiligen Lûge” (Le gambe corte della sacra menzogna), e per i commenti formulati dall’imputato sulla condanna a 3 anni e mezzo di prigione senza condizionale inflitta a Sylvia Stolz la quale, secondo l’accusa, si è parimenti resa responsabile di istigazione all’odio quando, nelle vesti di avvocato, ha difeso Ernst Zündel.

Rileviamo anche che i giudici di Monaco hanno rifiutato a Mahler la possibilità di leggere in pubblico la dichiarazione preliminare dell’imputato, che è autorizzata dalla procedura tedesca, pur consapevoli dell’importanza che essa può avere per l’accusato in processi del genere. Presentiamo a seguire le prime righe di questa dichiarazione di 8 pagine che non è stato possibile leggere in pubblico ma che verrà letta dai giudici nel silenzio del loro studio:

“Sì! Ho inviato a diversi destinatari in forma digitalizzata il libro di Germar Rudolf “Conferenze sull’Olocausto” e ho diffuso presso un gran numero di corrispondenti il DVD “Le gambe corte della sacra menzogna”. Sto davanti al vostro tribunale perché ho voluto che fosse così. E volete sapere perché l’ho voluto? La mia risposta a questa domanda è costituita dalla dichiarazione fatta l’8 Gennaio 2009 sul giornale francese “La Montagne” dal professor Faurisson, che è il revisionista francese più famoso riguardo alla leggenda delle camere a gas, quelle camere a gas che costituiscono il cuore della religione dell’Olocausto.
“L’asse americano-sionista ha fosforizzato i bambini tedeschi, atomizzato i bambini giapponesi, trattato con il napalm i bambini vietnamiti e con l’uranio impoverito i bambini iracheni. E’ ora che gli sconfitti, gli umiliati, gli offesi replichino con quella che da molto tempo ho definito “la bomba atomica dei poveri”, e cioè il revisionismo storico, un’arma che non ha ucciso né mutilato nessuno; essa ha ucciso solo la menzogna, la calunnia, la diffamazione, il mito della Shoah così come l’indegno Shoah-Business, caro a Bernard Madoff, a Elie Wiesel, alla corte dei miracolati e agli assassini dei bambini di Gaza”.

Precisazione l’avvocato Mahler qui ha fatto confusione. Queste frasi di Faurisson non sono state pubblicate dal giornale francese in questione, ma accompagnavano il messaggio indirizzato dal professore ai suoi corrispondenti riguardante la detta intervista.