Al processo Käther si è parlato di Norimberga

Lo scorso 18 Novembre si è tenuta a Berlino la seconda udienza del processo contro Kevin Käther, il giovane che qualche mese fa si era auto-denunciato alla magistratura per negazione dell'Olocausto.

Käther ha continuato a presentare alla corte le proprie offerte di prova. Dopo aver presentato, nel corso della prima udienza, il libro di Germar Rudolf Conferenze sull'Olocausto (disponibile nella versione in lingua inglese all'indirizzo: http://vho.org/dl/ENG/loth.pdf ) e un testo di Horst Mahler sul giudaismo, Käther ha chiesto l'acquisizione agli atti di altri tre libri:

1. Il Rapporto Rudolf, sulle presunte camere a gas omicide di Auschwitz (disponibile in versione inglese all'indirizzo: http://vho.org/dl/ENG/trr.pdf ).

2. Il libro del prof. Norman Finkelstein L'industria dell'Olocausto, sulle falsificazioni e le esagerazioni dell'Olocausto per motivi politici e finanziari (disponibile in versione italiana all'indirizzo: http://www.vho.org/aaargh/fran/livres3/NFOlocausto.pdf).

3. Lo studio di Carlos Porter Non colpevole a Norimberga, sulla natura truffaldina dell'International Military Tribunal (disponibile in italiano al seguente indirizzo: http://www.vho.org/aaargh/fran/livres3/CPit.pdf ).

Käther si è quindi soffermato sul concetto di "manifesta ovvietà" dell'Olocausto, descrivendo le origini della relativa dottrina giuridica, elaborata dai vincitori della seconda guerra mondiale. Gli Alleati ripresero questo concetto di "ovvietà" - dei fatti a carico degli imputati - dai processi-show tenuti a Mosca negli anni '30, per evitare le regole di produzione della prova che fanno testo nei tribunali "normali".

La "manifesta ovvietà" dell'Olocausto venne quindi costruita in base alla fasulla "determination of facts" presentata al Tribunale Militare Internazionale, e reiterata nei successivi processi di Francoforte sui guardiani di Auschwitz. Käther ha messo in evidenza come la "determinazione dei fatti" da parte degli Alleati non possa essere utilizzata da un tribunale degno di questo nome perché, come è stato definitivamente provato, essa venne messa a punto con l'estorsione delle confessioni, la falsificazione dei documenti, la soppressione delle prove a discarico, le false testimonianze, gli spergiuri e persino [almeno in certi casi] con la tortura.

Käther ha quindi sottolineato le seguenti conclusioni di Carlos Porter:

1. Il Tribunale di Norimberga non fu una legittima corte di giustizia ma piuttosto uno strumento, sotto vesti legali, della vendicativa "giustizia dei vincitori", che agì in spregio del diritto internazionale.

2. I rappresentanti dell'accusa ricorsero largamente alla falsificazione dei documenti, bruciando contestualmente tonnellate di documenti potenzialmente a discarico degli imputati.

3. I rappresentanti dell'accusa parlarono con i testimoni e li istruirono in assenza dei difensori degli imputati, prima che i detti testimoni fossero chiamati a testimoniare.

Käther ha quindi rievocato una quantità di accuse, pronunciate durante i processi-show di Norimberga, quali il sapone umano, i paralumi di pelle umana, l'uccisione degli ebrei con il vapore, con l'elettricità, con gli aspiratori d'aria, che minano radicalmente la credibilità di tale tribunale.

L'imputato ha quindi proseguito affermando che il suddetto concetto di "manifesta ovvietà" dell'Olocausto viene oggi utilizzato nei tribunali tedeschi - da pubblici ministeri senza scrupoli - per sopprimere la verità fattuale, e per condannare i ricercatori sinceri della verità. "Se i "gentlemen" che usano tale concetto dovessero essere puniti per le loro menzogne nel modo in cui veniva punito Pinocchio, avrebbero bisogno di camere da letto con soffitti alti 7 metri, solo per contenere i propri nasi!", ha aggiunto.

Terminata l'udienza di Käther, il giudice ha deciso che due delle "mozioni probatorie" presentate dall'imputato, vale a dire il libro Conferenze sull'Olocausto di Germar Rudolf e il libro di Horst Mahler sul giudaismo, verranno lette dai membri della corte. La decisione del giudice è insolita, perché finora le prove presentate dagli imputati in questo genere di processi sono sempre state respinte come "insignificanti" e rifiutate per ragioni immancabilmente "ovvie".