Carlo Mattogno sulle presunte rivelazioni di Bild


INUOVIDOCUMENTI SU AUSCHWITZ DI BILD.DE:
UNA BUFALA GIGANTESCA

Di Carlo Mattogno

L’8 novembre 2008 il giornale tedesco Bild.de ha pubblicato un articolo a firma dello storico Ralf Georg Reuth intitolato “Bild mostra i documenti dell’atrocità che sono stati trovati ora a Berlino. I disegni costruttivi di Auschwitz[1], che in Italia ha provocato eccitazione e commenti tracotanti contro i “negazionisti”.
Sebbene l’importanza della scoperta sia già stata drasticamente ridimensionata da due storici ebrei, Israel Gutman e Robert Jan van Pelt[2], vale comunque la pena di approfondire la questione, se non altro a beneficio di quei creduloni sempre pronti ad ingoiare senza battere ciglio qualunque panzana - si tratti di testimonianze, come quella di Shlomo Venezia[3], o di documenti, come quelli in oggetto - purché porti acqua al mulino olocaustico.
Reuth informa che «a quanto pare (angeblich)[!] nello sgombero di un appartamento di Berlino» sono state trovate 28 piante originali risalenti agli anni 1941-1943. «Sono documenti dell’atrocità. Accuratamente disegnati. Planimetrie, piante e viste laterali di edifici, tutto su carta ingiallita, generalmente in scala 1:100. Sono piante del campo di sterminio nazionalsocialista di Auschwitz».
Tra questi documenti ci sono anche «un impianto di disinfestazione (Entlausungsanlage) con camera a gas (Gaskammer[4] e un crematorio[5]. Viene anche dato risalto al fatto che «una delle planimetrie è stata siglata personalmente, con matita verde, dall’allora Reichsführer-SS e capo organizzatore del genocidio Heinrich Himmler», ma senza specificare di quale planimetria si tratti.
Il direttore archivista dell’Archivio Federale (Bundesarchiv) di Berlino, Hans-Dieter Kreikamp ha attribuito un’ «importanza straordinaria» ai documenti, dichiarando al giornale che
«i piani sono le testimonianze autentiche del genocidio degli Ebrei europei sistematicamente progettato». Dal canto suo lo storico aggiunge che «i documenti confutano inoltre gli ultimissimi negatori dell’Olocausto».
Indi descrive le due terribili “prove”. «Il documento dell’atrocità più sconvolgente: la pianta di un “impianto di disinfestazione” (Entlausungsanlage). Da uno “spogliatoio” (Auskleideraum) delle porte conducono ad una “sala lavaggio e doccia” (Wasch- und Brauseraum) e di lì ad un “vestitoio” (Ankleideraum).
Ma dal vestitoio delle porte vanno anche in due “anticamere” (Vorräume) e da lì, attraverso “Schleusen” [locali di compensazione della pressione] in una “camera a gas”. Sulla pianta è scritto nero su bianco: “Gaskammer”. Il fatto che nella grossa “camera a gas” di 11,66 x 11,20 metri[6] non si dovessero disinfestare capi di vestiario coll’agente a base di acido cianidrico solitamente usato dalle SS, bensì gasare esseri umani, dev’essere considerato molto probabile (sehr wahrscheinlich).
Infatti (denn) la pianta, che fu disegnata ad Auschwitz da un “detenuto n. 127”[7], risale all’8 novembre 1941. In questo periodo il comandante del campo Rudolf Höss faceva già esperimenti coll’agente a base di acido cianidrico “Zyklon-B”, col quale nel campo principale di Auschwitz fece uccidere detenuti malati e prigionieri di guerra russi».
Reuth rileva poi che il presunto sterminio sistematico degli Ebrei europei non fu deciso alla conferenza di Wannsee, ma ben prima, e commenta: «Non è noto se l’“impianto di disinfestazione” di Auschwitz-Birkenau fu costruito esattamente come fu disegnato nei piani. Certo è che le gasazioni in massa di Ebrei europei ad Auschwitz cominciarono nella primavera del 1942 in una ex casa colonica, la cosiddetta “casa rossa” ».
La seconda “prova” riguarda ovviamente il crematorio. «Gli Ebrei uccisi furono cremati inizialmente in fosse scavate nel terreno. Già nell’ottobre dell’anno precedente fu presa in considerazione la costruzione di un grosso crematorio. Nel novembre furono poi realizzati i primi disegni. Il piano in possesso di Bild.de mostra un primo schizzo con viste laterali e piante sempre in scala 1:100. Particolarmente istruttivo: il disegno del piano interrato. Esso mostra i basamenti per i forni crematori, che furono successivamente forniti dalla ditta “Topf und Söhne” di Erfurt.
Nella pianta è schizzato anche il “L-Keller” (Leichenkeller: scantinato obitorio), che ha una larghezza di otto metri. I progettisti delle Waffen-SS non avevano stabilito la sua lunghezza. Vi si può leggere: “Lunghezza a seconda delle esigenze che si presenteranno” ».
Questo presunto «vero scoop storico», come lo definisce Il Messaggero[8], è in realtà una vera bufala. I documenti in questione sono noti da anni agli specialisti, essendo stati pubblicati da Jean-Claude Pressac tra il 1989 e il 1993. Io stesso li ho consultati a Mosca nel 1995 nell’ Archivio russo di Stato della guerra (Rossiiskii Gosudarstvennii Vojennii Archiv: RGVA).
Nel suo studio Auschwitz: Technique and Operation of the Gas Chambers[9], il ricercatore francese dedicò un capitolo alle “Installazioni di spidocchiamento e disinfestazione nel KGL [campo per prigionieri di guerra] di Birkenau costruzioni BW[10] 5a e 5b” (pp. 53-62) nel quale presentò i progetti originali dell’ “Entlausungsanlage” summenzionata (pianta 801 dell’8 novembre 1941: “Entlausungsanlage für K.G.L., impianto di disinfestazione per il KGL”)[11], comprendenti anche la pianta dell’approvvigionamento idrico e della rete fognaria dell’impianto (pianta 1293 del 9 maggio 1942)[12], la pianta relativa all’installazione al suo interno di una sauna (pianta 1715 del 25 settembre 1942)[13] e quella riguardante la trasformazione della camera a gas del BW 5b in impianto di disinfestazione ad aria calda (pianta n. 2540 del 5 luglio 1943)[14].
Questi progetti si riferivano a due cosiddette “Entlausungsbaracken” (in realtà strutture in muratura) che furono costruite una nel settore femminile BIa di Birkenau (BW 5a), l’altra nel settore maschile BIb (BW 5b) esattamente secondo i piani.
Una lettera redatta il 9 gennaio 1943 dal capo della Zentralbauleitung di Auschwitz, SS-Hauptsturmführer Karl Bischoff, con oggetto “Installazioni igieniche nel K.L. e nel K.G.L. di Auschwitz” elenca appunto tutte le installazioni igieniche presenti nei campi di Auschwitz e Birkenau, tra le quali le due summenzionate, descritte così: «1 apparato di disinfezione [Desinfektionsapparat] (ditta Werner) e 1 apparato ad aria calda [Heissluftapparat] (ditta Hochheim), così pure una sauna [Saunaanlage] sono installati nella baracca di disinfestazione [Entlausungsbaracke] del campo maschile del KGL, BAI [il BW 5b] e sono in funzione dal novembre 1942. Inoltre nella baracca di disinfestazione è installata una camera per gasazione con acido cianidrico [Kammer für Blausäurevergasung] che è già in funzione dall’autunno del 1942. 1 apparato di disinfezione (ditta Werner) e 1 apparato ad aria calda (ditta Hochheim), così pure una sauna sono installati nella baracca di disinfestazione del campo femminile del KGL, BAI [il BW 5a] e sono in funzione dal dicembre 1942. Inoltre nella baracca di disinfestazione è installata una camera per gasazione con acido cianidrico che è già in funzione dall’autunno del 1942»[15].
E una “Lista degli impianti di disinfestazione, bagni e apparati di disinfezione costruiti nel KL e nel KGL di Auschwitz” stilata dall’impiegato civile della Zentralbauleitung Rudolf Jährling il 30 luglio 1943, in riferimento ai «B.W. 5a und 5b» menziona una «Blau[säure]gaskammer», una camera a gas ad acido cianidrico[16]. Il termine “Gaskammer” designava dunque una vera camera di disinfestazione e l’ Entlausungsanlage un vero impianto di disinfestazione.
Del resto, come risulta dal suo testo[17], Pressac non è stato sfiorato neppure lontanamente dall’idea balzana che queste due installazioni fossero state progettate a scopo omicida; e Robert Jan van Pelt, nel suo ponderoso The Case for Auschwitz. Evidence from the Irving Trial[18], non accenna nemmeno fugacemente a una tale possibilità, che non è mai stata avanzata da nessuno storico e da nessun testimone.
Reuth pretende invece che lo scopo criminale dell’impianto di disinfestazione sia «molto probabile» perché, a suo dire, nel novembre 1941 Höss faceva già esperimenti di gasazione omicida con lo Zyklon B. Il riferimento è alla storiella della prima gasazione omicida nel Bunker del Block 11 di Auschwitz, che ho già smantellato da anni[19].
Quanto alla descrizione della pianta secondo la quale «dal vestitoio delle porte vanno anche in due “anticamere” (Vorräume) e da lì, attraverso “Schleusen” in una “camera a gas”», bisogna rilevare che essa è a dir poco maliziosa, perché le parti destra e sinistra dell’impianto di disinfestazione erano simmetriche; e se è vero che dal vestitoio una sola porta conduceva in una sola anticamera e poi, attraverso un locale di compensazione della pressione, nella camera a gas, è altrettanto vero che il medesimo percorso era specularmente possibile anche dallo spogliatoio.
Per poter insinuare che la pianta in questione mostri un impianto omicida, Reuth ha infatti taciuto il fatto essenziale che l’Auskleideraum, lo spogliatoio, è designato nella pianta “unreine Seite”, lato contaminato, l’Ankleideraum, il vestitoio, “reine Seite”, parte incontaminata. Ciò spiega chiaramente la finalità e il funzionamento dell’impianto.
I detenuti contaminati (infestati da parassiti) entravano nell’Auskleideraum, si spogliavano nudi e poi entravano attraverso l’apposita porta nel Wasch- und Brauseraum, dove si lavavano; indi, uscendo dalla porta opposta, entravano nell’Ankleideraum, dove ricevevano e indossavano i vestiti disinfestati. Parallelamente, infatti, i vestiti contaminati lasciati dai detenuti nell’Auskleideraum venivano raccolti e trasportati, attraverso il Vorraum e la Schleuse, nella camera a gas dove venivano disinfestati; poi, passando per la seconda porta che dava sull’altra Schleuse e sull’altro Vorraum, venivano riportati nell’Ankleideraum ai detenuti[20].
Le due anticamere e le due camere di compensazione della pressione non comunicavano e non potevano comunicare l’una con l’altra, per evitare una eventuale contaminazione che avrebbe reso vano l’intero processo di disinfestazione. Per questo Bild.de ha deciso maliziosamente di pubblicare soltanto la sezione della pianta che riguarda la camera a gas[21].
Passiamo alla pianta del crematorio. Anche qui nessuna novità. Essa era già stata pubblicata da
Pressac nel libro Les crématoires d'Auschwitz. La machinerie du meurtre de masse[22], documenti 10-11 fuori testo. Si tratta della pianta redatta nel novembre 1941 dall’architetto Werkmann, un impiegato civile che faceva parte della Sezione II/3/3 (Affari edilizi dei campi di concentramento e campi per prigionieri di guerra) [Abteilung II/3/3 (Bauangelegenheiten der KL und KGL)] dell'Hauptamt Haushalt und Bauten (Ufficio centrale bilancio e costruzioni).
Reuth richiama l’attenzione sul fatto che la lunghezza del Leichenkeller non è menzionata, ma al suo posto appare l’indicazione “Lunghezza a seconda delle esigenze che si presenteranno”. Nel suo resoconto già citato, Il Messaggero, a questo punto, tagliando e rimettendo insieme a casaccio spezzoni del testo di Bild.de, commenta: «La lunghezza esatta del forno crematorio non viene ancora definita e sarà fissata “a seconda delle esigenze”. Un particolare, questo, decisamente macabro che secondo il direttore dell'Archivio federale tedesco Hans Dieter Kreikamp “è una prova autentica del genocidio degli ebrei europei sistematicamente progettato dal regime nazista”».
La pianta in discussione era la revisione da parte di Berlino del progetto eseguito ad Auschwitz dall’SS-Untersturmführer Walter Dejaco il 24 ottobre 1941 su suggerimento dell’ingegnere della Topf Kurt Prüfer, parimenti pubblicato da Pressac (documento 9), in cui il Leichenkeller, al pari della pianta di Werkmann, è disegnato solo in parte, ma reca l’indicazione delle misure: m 8 x 60. Dato che la scala del progetto è di 1:100, si comprende facilmente perché il Leichenkeller non sia stato disegnato per intero. La pianta di Werkmann ha solo l’indicazione della larghezza, 8 metri, sicché la scritta “Lunghezza a seconda delle esigenze che si presenteranno” fa pensare più a una riduzione che a un aumento della lunghezza di 60 metri. In effetti, nei crematori di Birkenau questo locale divenne il Leichenkeller 2, che era lungo 49,49 metri.
Il bello è che il libro di Pressac fu prontamente tradotto anche in tedesco[23], sicché Bild.de non ha alcuna giustificazione. Il contesto storico reale nulla concede all’ipotesi che il crematorio di questo progetto servisse a scopo di sterminio. Pressac afferma esplicitamente che «il fabbricato concepito da Prüfer e migliorato da Werkmann, non era stato progettato a questo scopo», con riferimento ai «trattamenti omicidi col gas»[24].
Nel mio studio Genesi e funzioni del campo di Birkenau[25] ho documentato che il Kriegsgefangenenlager di Birkenau fu progettato il 30 ottobre 1941 per 125.000 prigionieri di guerra sovietici che dovevano essere impiegati in lavori di costruzione nel quadro del “Generalplan Ost” (“progetto generale Est”), un piano di colonizzazione tedesca dei territori orientali incorporati dalla Germania (soprattutto i Reichsgaue Danzica-Prussia orientale e Wartheland) per mezzo di manodopera coatta - prigionieri di guerra sovietici, poi Ebrei - concentrata nei campi di Birkenau, di Lublino e di Stutthof.
In tale contesto rientra anche la decisione di costruire il crematorio in oggetto, che è spiegata così in una lettera di Bischof, all’epoca Bauleiter di Auschwitz, al Rüstungskommando (comando degli armamenti) di Weimar del 12 novembre 1941:
«La ditta Topf & Söhne, impianti tecnici di combustione, Erfurt, ha ricevuto da questo ufficio l’incarico di costruire il più presto possibile un impianto di cremazione, perché al campo di concentramento di Auschwitz è stato annesso un campo per prigionieri di guerra che in brevissimo tempo sarà occupato da circa 120.000 Russi. La costruzione dell’impianto di cremazione è diventata perciò assolutamente necessaria per prevenire epidemie e altri pericoli». [«Die Firma Topf & Söhne, feuerungstechn. Anlagen, Erfurt hat von der hiesigen Dienststelle den Auftrag erhalten, schnellstens eine Verbrennungsanlage aufzubauen, da dem Konzentrationslager Auschwitz ein Kriegsgefangenenlager angegliedert wurde, das in kürzester Zeit mit ca. 120 000 Russen belegt wird. Der Bau der Einäscherungsanlage ist deshalb dringend notwendig geworden um Seuchen und andere Gefahren zu verhüten»][26].
Himmler, in qualità di «Commissario del Reich per il consolidamento del germanesimo» (Reichskommissar für die Festigung deutschen Volkstums), era responsabile del “Generalplan Ost” e dunque della progettazione e costruzione del campo di Birkenau, perciò c’è poco da stupirsi se qualche pianta fu siglata da lui personalmente «con matita verde».
In questa gigantesca bufala chi fa la figura più grama sono Hans-Dieter Kreikamp e Ralf Georg Reuth. Si stenta a credere che uno storico e un «direttore archivista dell’Archivio Federale di Berlino» abbiano dato prova di un’ignoranza storica così grottesca.
E se questi sono gli storici e gli archivisti tedeschi, i dilettanti allo sbaraglio italiani sono in ottima compagnia.

Carlo Mattogno, 12 Novembre 2008

[1] Die Baupläne von Auschwitz, in:
http://www.bild.de/BILD/news/vermischtes/2008/11/08/auschwitz-die-bauplaene/bild-zeigt-dokumente-des-grauens-die-jetzt-in-berlin-gefunden-wurden.html.
[2] Auschwitz expert: Blueprints found in Berlin not of death camp, in: http://www.haaretz.com/hasen/spages/1035958.html.
Expert: Uncovered Auschwitz plans important, in:
http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-3619600,00.html
[3] Vedi al riguardo il mio studio «La verità sulle camere a gas»? Considerazioni storiche sulla «testimonianza unica» di Shlomo Venezia. 2008. In: http://www.aaargh.com.mx/fran/livres8/CMVENEZIA.pdf.
[4] Vedi documento 1.
Da: http://www.bild.de/BILD/news/vermischtes/2008/11/08/auschwitz-die-bauplaene/imagemaps/gaskammer.html.
[5] Vedi documento 2.
Da: http://www.bild.de/BILD/news/vermischtes/2008/11/08/auschwitz-die-bauplaene/imagemaps/keller.html.
[6] Si tratta delle misure esterne; quelle interne sono m 9,90 x 10,90.
[7] Il detenuto polacco Josef Sikora, che lavorava come disegnatore nell’ufficio di progettazione della Bauleitung di Auschwitz.
[8] Olocausto, un inferno pianificato dal ’41, in: http://www.ilmessaggero.it/articolo_app.php?id=10992.
[9] The Beate Klarsfeld Foundation, New York, 1989.
In web: http://www.holocaust-history.org/auschwitz/pressac/technique-and-operation/.
[10] Bauwerk: costruzione o cantiere.
[11] Vedi documento 3. Da: http://www.holocaust-history.org/auschwitz/pressac/technique-and-operation/ , al pari dei documenti 3a, 4, 5 e 6.
[12] Vedi documento 4.
[13] Vedi documento 5.
[14] Vedi documento 6.
[15] RGVA, 502-1-332, p. 47.
[16] RGVA, 502-1-332, p. 9.
[17] J.-C. Pressac, Auschwitz: Technique and operation of the gas chambers, op. cit.,pp. 53-54.
[18] Indiana University Press, Bloomington and Indianapolis, 2002.
[19] C. Mattogno, Auschwitz: la prima gasazione. Edizioni di Ar, Padova, 1992. Traduzione riveduta, corretta e ampliata: Auschwitz: The First Gassing. Rumor and Reality. Theses & Dissertations Press, Chicago, 2005.
[20] Vedi documento 3a.
[21] Vedi documento 1.
[22] CNRS Editions, Parigi, 1993. Trad. it.: Le macchine dello sterminio. Auschwitz 1941-1945. Feltrinelli, Milano, 1994.
[23] Die Krematorien von Auschwitz. Die Technik des Massenmordes. Piper, Monaco-Zurigo, 1994.
[24] J.-C. Pressac, Le macchine dello sterminio. Auschwitz 1941-1945, op. cit., p. 74.
[25] Consultabile in: http://vho.org/aaargh/fran/livres8/CMGeneralplanOst.pdf.
[26] RGVA, 502-1-314, pp. 8-8a. Lettera di Bischof, all’epoca Bauleiter di Auschwitz, al Rüstungskommando (comando degli armamenti) di Weimar del 12 novembre 1941.