La storia di Angela - parte seconda


MITRAGLIARE I PROFUGHI CIVILI[1]

Era metà mattina quando prendemmo la strada a est di Dresda. Une delle due disponibili per lasciare la città. Era piena di gente in pigiama, in tuta, alcuni sembravano sonnambuli.

Camminavamo su una lunga strada di campagna fiancheggiata da pioppi, quando improvvisamente sentimmo arrivare gli aereoplani. I due raid precedenti avevano distrutto totalmente la città e ucciso decine di migliaia di persone – che cosa era rimasto da bombardare? Ma questo era il terzo raid, e questa volta gli aerei da combattimento volavano bassi per mitragliare i civili che cercavano di lasciare la città ancora in fiamme. Tutti correvano e si buttavano sulle scarpate della strada. Era la prima volta che vedevo una bandiera americana. Stava sul lato di un aereo.

Incespicai sui tanti corpi per tornare sulla strada, e poi dentro una scuola, in un campo sull’altro lato. C’erano migliaia di persone (almeno dal punto di vista di una bambina) e nella confusione perdemmo mio fratello, che aveva tre anni. Circa mezz’ora dopo vidi il suo cappello con il pon-pon rosso in mezzo a un gruppo di persone, aggrappato ad esse, e fummo di nuovo tutti insieme. Diretti verso l’ignoto. Dovunque. Purchè via da quest’inferno sulla terra.
[1] http://www.timewitnesses.org/english/~angela2.html