Champagne per Töben


VITTORIA TOTALE NEL CASO TÖBEN[1]

Nel pomeriggio del 19 Novembre 2008, mentre il parlamento inglese si abbassava a rendere omaggio al Presidente di uno stato canaglia,[2] un piccolo gruppo di attivisti conseguiva una vittoria importantissima per la libertà di espressione, grazie alla liberazione di uno storico che era stato incarcerato.

Lo studioso australiano dr. Fredrick Töben era stato rinchiuso nella prigione di Wandsworth, dal momento del suo arresto all’aeroporto di Heathrow, il 1 Ottobre scorso. Sebbene non fosse accusato di alcun reato contro la legge inglese, era stato messo in prigione in base ad un Mandato d’Arresto Europeo emesso dalle autorità tedesche, che hanno cercato di portarlo davanti al tribunale distrettuale di Mannheim per il “reato” di pubblicazioni su internet di opinioni critiche in fatto di storia.

Opinioni di questo tipo vengono criminalizzate dal famigerato “Articolo 130” del codice penale tedesco, e il dr. Töben rischiava una condanna a 5 anni di prigione. Poche settimane fa, il pubblico ministero di Mannheim, Andreas Grossman, si era vantato con la stampa di essere sicuro che il dr. Töben sarebbe finito in prigione in Germania all’inizio dell’anno prossimo.[3] Grossman aveva anche evidenziato il proprio orgoglio inquisitoriale sottolineando che quelli che in Germania vengono messi in prigione per le proprie opinioni “hanno poche possibilità di uscire prima di aver scontato interamente la propria condanna”, a causa del proprio rifiuto di pentirsi.

Fortunatamente la tracotanza di Grossman ha incontrato la propria Nemesi nella giudice distrettuale Daphne Wickham, del tribunale londinese di Horseferry Road, la quale ha stabilito che il mandato tedesco non era valido.[4]

La giudice Wickham ha difeso l’argomento del difensore del dr. Töben, Ben Watson, secondo cui le autorità tedesche non avevano fornito, nel loro mandato, sufficienti particolari sull’esatta natura del “reato” del dr. Töben, una lacuna che si è dimostrata impossibile da correggere, forse a causa dell’indeterminatezza dello stesso concetto di “Olocausto” nella legge tedesca, che non specifica quello che si può o non si può “negare”, e che non menziona neppure il metodo, presuntamente “ovvio”, dello sterminio industriale mediante gasazione. Le dette autorità si erano semplicemente riferite alla “diffusione su internet” di opinioni storiche proibite dall’Articolo 130, senza specificare esattamente di quale pagina web o di quale email si trattasse , né quando né dove fossero state pubblicate. Il mandato non è riuscito nemmeno a specificare il modo in cui il dr. Töben avrebbe infranto l’Articolo 130, che parla vagamente di argomenti che approvano, negano o minimizzano l’esistenza di quei fatti storici della Germania nazionalsocialista che vengono ritenuti “manifestamente ovvi”. Chiaramente i procuratori avevano immaginato che il dr. Töben si sarebbe difeso, e che le sue modeste risorse legali sarebbero state insufficienti contro la forza e la capacità combinate dei due governi, quello inglese e quello tedesco.

I procuratori della Corona inglese, agendo a nome della propria controparte tedesca, si sono appellati all’Alta Corte di Londra, cercando di reiterare il mandato e di ricominciare il procedimento di estradizione – ma il 19 Novembre tale appello è stato clamorosamente abbandonato con una sentenza che ha ordinato il rilascio immediato dell’imputato, in quella che è una vittoria completa degli esperti del dr. Töben.

Dopo aver iniziato la giornata in una cella della prigione di Wandsworth, il dr. Töben ha trascorso la serata in un ricevimento a base di champagne a St. James, ospite di Lady Michèle Renouf, che ha coordinato la campagna a sua difesa e ha ingaggiato il team di specialisti, composto da Kevin Lowry-Mullins, dello studio Dass Solicitors, e da Ben Watson, dello studio 3 Raymond Buildings.

Lady Renouf ritiene che, ora che al dr. Töben è stata data piena soddisfazione, le leggi repressive della Germania stiano adesso sotto accusa. Il tribunale dell’opinione pubblica internazionale accusa ora la Germania del 21° secolo di crimini contro i principi europei tradizionali di giustizia e di libera ricerca scientifica. Questi principi sono stati ereditati dalla Grecia classica, che valorizzava le quattro virtù inseparabili della saggezza (insieme alla scienza), la temperanza, il coraggio e la giustizia.

Sotto accusa, assieme allo stato tedesco, è il Procuratore Generale, la baronessa Scotland, che sovrintende all’Ufficio Accusa della Corona, che ha ingiustamente imprigionato il dr. Töben per cinquanta giorni in base a un mandato che non è riuscito neppure a soddisfare i criteri minimi per permettere una procedura di estradizione.

Proprio la baronessa Scotland (nel suo precedente incarico di Ministro dell’Interno) fu responsabile di aver fatto approvare la legge sull’estradizione alla Camera dei Lord. Proprio lei rassicurò nel 2003 il parlamento che gli storici revisionisti come il dr. Töben non sarebbero stati sottoposti a estradizione in base al Mandato d’Arresto Europeo, per aver pubblicato le proprie opinioni su internet. Eppure, cinque anni dopo, ha permesso ai propri funzionari di attuare esattamente quel tipo di estradizione che aveva promesso in parlamento che non sarebbe mai stata attuata. Se la baronessa Scotland avesse il minimo senso di onore personale o di responsabilità politica, si dovrebbe dimettere immediatamente.

Nel frattempo il dr. Töben proseguirà la propria opera di storico, con la consapevolezza che nonostante la perfidia dei politici inglesi, i tribunali di Londra hanno salvato l’onore del proprio paese e hanno preservato il retaggio orgoglioso della Magna Charta.

Lasciamo che questa vittoria della libertà faccia indietreggiare la tirannia in quei paesi europei che mettono in galera le opinioni e, sempre più, anche i giuristi che le difendono. La sconfitta di nemici apparentemente invincibili, da parte del dr. Töben, dovrebbe portare a una rinnovata offensiva contro le leggi repressive europee, per ottenere la libertà tanto attesa di Ernst Zündel, Germar Rudolf, Sylvia Stolz, Gerd Honsik e Wolfgang Frölich – e alla revoca dei procedimenti legali contro Vincent Reynouard, Jürgen Graf, Robert Faurisson e molti altri intrepidi scienziati e studiosi, i quali insistono che non vi dovrebbero essere eccezioni al normale metodo revisionista.[5] Essi si pongono a difesa del “dibattito e dell’argomentazione razionale”, contro il proclama antieducativo del Forum internazionale di Stoccolma del 2000, che cerca di dettare le “linee-guida dell’insegnamento sull’Olocausto”. Queste linee-guida stanno per essere blindate nella politica educativa inglese, sostenute da un’industria propagandistica multimilionaria che promuove un approccio unilaterale a quello che, invece, dovrebbe essere un argomento democraticamente discutibile e sottoposto a più punti di vista. L’improvviso alt al procedimento di estradizione contro il dr. Töben, ha già spinto diversi commentatori, inclusi il Jewish Chronicle[6] e il Jerusalem Post[7], a chiedere che il revisionismo venga combattuto nella aule scolastiche piuttosto che nelle aule di tribunale. Il dr. Töben e i suoi colleghi studiosi, liberati dalla spada di Damocle della “giustizia” tedesca del 21° secolo, sono pronti ad aprire su questo nuovo fronte il dibattito sulla verità storica.

La portavoce europea del dr. Töben, Lady Renouf, desidera ringraziare tutti i sostenitori che hanno contribuito a confortare il dr. Töben durante la sua prigionia, e che hanno dato la propria disponibilità a contribuire al pagamento della cauzione di 100.000 sterline, fortunatamente ormai inutile.
[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://www.jailingopinions.com/tobenvictory.htm
[2] http://www.tellingfilms.co.uk/peres.htm
[3] http://www.theaustralian.news.com.au/story/0,25197,24478370-5006787,00.html
[4] http://www.tellingfilms.co.uk/toben-291008.htm
[5] http://www.news.com.au/dailytelegraph/story/0,22049,24484456-5001021,00.html
[6] http://www.thejc.com/articles/denial-not-a-criminal-matter
[7] http://www.jpost.com/servlet/Satellite?cid=1225715329900&pagename=JPost/JPArticle/ShowFull