Piccolo esempio di "giustizia" tedesca


CONSEGUENZE DEL PROCESSO ZÜNDEL

Di Günter Deckert, 9 Ottobre 2008

Dopo la condanna di Zündel, un ex capitano di aviazione, Wilfried L., di Kassel, nato nel 1939 a Breslau, ha scritto al giudice Meinerzhagen una lettera risentita, accompagnata da documenti. Il giudice lo ha querelato e ha presentato una requisitoria.

Primo episodio: il Tribunale di Mannheim sentenzia, su richiesta del procuratore Grossmann, una multa di 5.000 euro per ingiurie e istigazione alla violenza (articolo 130 del Codice Penale).

Secondo episodio: il signor L., di natura combattiva, presenta ricorso. La querela fondata sull’articolo 130 viene abbandonata, poiché i fatti non rivestono carattere pubblico. Ma Grossmann e compagni ci hanno provato, e se il signor L non avesse fatto ricorso, la multa sarebbe diventata esecutiva. Restano i capi d’imputazione di “ingiuria” e “denigrazione”. Sentenza: un’ammenda di 1.800 euro. Wilfried L. presenta ricorso nei termini previsti.

Terzo episodio: l’udienza di appello ha luogo martedì 7 Ottobre davanti ad una piccola camera penale del Tribunale di Grande istanza di Mannheim (un giudice di nome Adam, due giurati, abbastanza anzianotti). Poiché la sentenza del Tribunale viene pronunciata da un solo giudice, non è necessario avere un avvocato. Come in primo grado, l’imputato si difende con energia e abilità. Il giudice Meinerzhagen (soprannominato “Nein”[1]), citato come testimone, è dispensato dal testimoniare. L’udienza si risolve nel giro di 45 minuti. Il giudizio è pronunciato 25 minuti più tardi: l’appello è respinto e le spese vengono messe a carico del ricorrente. Se anche il procuratore avesse presentato appello la pena sarebbe stata più severa.

In ogni caso Wilfried L. presenterà appello alla Corte Suprema di Karlsruhe, per lasciare il maggior numero possibile di tracce.

[1] Nel corso del processo Zündel, Meinerzhagen rispondeva “No” a tutte le richieste di Zündel; di qui il soprannome di Giudice “Nein”.