Libertà di parola: in Germania non c'è

Un ex giudice della Corte Costituzionale tedesca è finito sotto tiro per aver detto che la negazione della Shoah non dovrebbe essere proibita (http://www.jta.org/cgi-bin/iowa/breaking/109417.html ). "Se fossi un legislatore non renderei punibile la negazione dell'Olocausto", ha detto Wolfgang Hoffmann-Riem mercoledì scorso, durante un incontro al Centro per le Ricerche di Scienze Sociali a Berlino.

Secondo un resoconto del Tagesspiegel di Berlino, il giudice ha anche criticato lo stato tedesco per quello che lui considera un atteggiamento troppo duro nei confronti dell'estremismo di destra.

Stephan Kramer, segretario generale del Consiglio Centrale degli ebrei tedeschi, ha definito "irresponsabili" le dichiarazioni di Hoffmann-Riem, considerata l'autorevolezza del magistrato. Kramer ha detto al Tagesspiel che il giudice in questione "non solo ha fornito un arma ai negazionisti ma che ha anche fatto, seppur involontariamente, da loro portavoce, senza aiutare affatto la causa della libertà di espressione".

Da notare la menzogna patetica secondo cui la libertà di parola non aiuta la "libertà di espressione". Un ragionamento orwelliano.

Nell'era di internet, il dibattito sulla libertà di espressione sta crescendo in Germania ma al signor Kramer la cosa non piace. Ha detto infatti che non vuole neanche immaginare "quanto brutta sarebbe la Germania se il negazionismo non fosse illegale".

A quelli come Kramer infatti la Germania piace così com'è: divieti, censure, arresti e galera.

Germania, ma quanto sei brutta!