Tra poco anche in Italia?




LA REPRESSIONE LEGALE DEL REVISIONISMO OLOCAUSTICO IN EUROPA

Di Andrea Carancini (2008)

Dal 19 Aprile 2007 il “negazionismo” della Shoah è, almeno in teoria, reato penale in tutti i 27 paesi dell’Unione Europea.[1]

Questo in teoria. Di fatto l’accordo siglato l’anno scorso dai 27 ministri europei della giustizia lascia ampia discrezionalità ai singoli stati. Infatti il testo approvato lascia agli stati membri dell’UE la possibilità di “scegliere di punire solo le condotte esercitate in modo da rischiare di turbare l’ordine pubblico, oppure ingiuriose, insultanti o minacciose”.[2]

Rimane il fatto che tutti gli stati della UE si sono dichiarati d’accordo nell’equiparare il revisionismo dell’Olocausto al discorso razzista e xenofobo. In base a questa impostazione almeno nove stati della UE (più la Svizzera) reprimono penalmente il revisionismo con delle condanne molto dure. Le nazioni più zelanti in fatto di repressione sono la Germania e l’Austria (paesi in cui i revisionisti vanno in galera) e la Francia (che generalmente non manda in galera i revisionisti ma li rovina finanziariamente con le ammende).

A questo elenco andrebbe sottratta, dall’Ottobre del 2007, la Spagna (poiché la locale Corte Costituzionale ha depenalizzato il reato di “negazionismo”) ma già vi sono giudici che si adoperano per aggirare il verdetto della Corte: il libraio di Barcellona Pedro Varela è stato infatti assolto, il 5 Marzo scorso dall’accusa di “istigazione all’odio razziale” ma è stato trovato il modo di condannarlo a sette mesi di prigione per “giustificazione dell’Olocausto”.

Una considerazione: nei paesi in cui il revisionismo è fuori legge la negazione della libertà di parola non è un problema che riguarda solo i revisionisti ma ha una valenza sociale molto più vasta. Soltanto in Germania, nel 2007, i cittadini perseguiti per reati di opinione sono stati oltre 17.000.[3] Sull’argomento David Irving ha scritto: “Queste leggi assurde sono esse stesse protette da altri strati di nuove leggi ancora più assurde, che rendono impossibile persino ai difensori d’ufficio di fornire una difesa adeguata e coscienziosa a coloro che ricadono sotto questi reati d’opinione. Qualunque legale tedesco o austriaco che ci provasse, potrebbe essere – e spesso lo è – colpito d’arresto da parte del giudice, per essersi compromesso con questi reati”.[4]

E’ questo il caso dell’avvocato Sylvia Stolz, condannata qualche mese fa in Germania a tre anni e sei mesi di prigione.

In questo quadro così fosco l’anomalia positiva è, per ora, proprio quella italiana: dico per ora perché, se è vero che la legge Mancino del 1993 non è mai stata applicata contro i revisionisti, e se è vero che il disegno di legge Mastella (concepito inizialmente per colpire il “negazionismo”) non presenta – nella sua veste attuale - riferimenti al revisionismo, è pur vero che il detto disegno di legge deve ancora percorrere il proprio iter parlamentare[5], dove non sono affatto escluse sorprese in senso peggiorativo, data la presenza – tra i neo-eletti deputati e senatori – di noti attivisti sionisti.

Detto questo passiamo in rassegna alcuni dei casi più clamorosi della persecuzione politico-giudiziaria contro i revisionisti in Europa (la rassegna è lungi dall’essere esaustiva).

Robert Faurisson

E’ lo studioso revisionista più famoso nel mondo. Praticamente da trent’anni sotto processo. Non è andato mai in prigione ma ha avuto, per citare le sue parole: “Una decina di aggressioni, perquisizioni, una fiumana di condanne giudiziarie, sequestri alla mia banca, una carriera spezzata [Nel 1990 è stato cacciato dall’Università], ignobili ritorsioni su mia moglie e sui miei figli; il tutto per istigazione o con la piena approvazione delle autorità mediatiche, politiche, universitarie”.[6] Tra tante condanne però anche un riconoscimento: in un processo di appello contro la LICRA [Lega Internazionale contro il Razzismo e l’Antisemitismo] del 1983, la sentenza, pur condannando Faurisson, riconosceva che “nessuno allo stato degli atti può tacciarlo di menzogna quando egli enumera i molteplici documenti che afferma di aver studiato e gli organismi presso i quali avrebbe svolto ricerche durante più di quattordici anni”.[7]

Ernst Zündel

Tedesco-canadese, 69 anni, attualmente detenuto in Germania a Mannheim. Processato due volte in Canada negli anni ’80 per “diffusione di notizie false” sull’Olocausto. Trasferitosi negli Stati Uniti nel 2000. Deportato dagli Stati Uniti (dove aveva sposato una cittadina americana) in Canada nel 2003, con il pretesto che aveva mancato di presentarsi ad un’udienza dell’ufficio immigrazione. Due anni in cella d’isolamento. Condannato con un processo senza “habeas corpus” e poi deportato ulteriormente nel 2005 dal Canada in Germania, dove è stato condannato nel 2007 ad una pena di 5 anni per “istigazione all’odio razziale”. Uno dei revisionisti più attivi, più apprezzati e più efficaci. La moglie Ingrid Rimland è l’animatrice del sito http://www.zundelsite.org/

Germar Rudolf

Tedesco, 43 anni, chimico, autore del famoso Rapporto Rudolf[8] sulle “camere a gas” dei crematori di Auschwitz-Birkenau, rapporto che gli costò una condanna a 14 mesi di prigione negli anni ’90. Fuggito negli Stati Uniti, ha chiesto asilo politico ma gli è stato rifiutato e, nel 2005, è stato deportato in Germania, dove sta scontando – oltre alla precedente – un’ulteriore condanna a 2 anni e 6 mesi.

Gerd Honsik

Austriaco, 67 anni, scrittore e poeta, autore di una “biografia non autorizzata” di Simon Wiesenthal[9]. Si era rifugiato in Spagna nel 1992 per sfuggire ad una condanna ad un anno e mezzo di prigione. Estradato nel 2007 grazie al Mandato d’Arresto Europeo, sta attualmente in galera a Vienna.

Sylvia Stolz

Avvocato tedesco, 44 anni, è stata condannata nel 2007 a 3 anni e mezzo di galera, tra le altre cose, per aver contestato la costituzionalità dell’articolo 130 del codice penale tedesco (quello che proibisce la “negazione dell’Olocausto).

Wolfgang Frölich

Austriaco, 56 anni, ingegnere specialista in disinfestazioni, condannato a Vienna a complessivi 6 anni e mezzo di galera per “negazione della Shoah”.

Jean-Marie Le Pen

Il noto politico francese dimostra il grado d’isteria repressiva esistente in Francia. E stato condannato tre volte per reati d’opinione: nel 1987, nel 1997 e nel 2007. Nei primi due casi per aver detto che le camere a gas sono “un dettaglio” nella storia della seconda guerra mondiale. Nel terzo per aver detto che l’occupazione nazista della Francia “non fu particolarmente inumana”. Sarà probabilmente processato una quarta volta per aver recentemente reiterato le proprie affermazioni sulle camere a gas. Le Pen non è un revisionista in senso stretto ma rivendica semplicemente il diritto di dire la sua su questioni di carattere generale. In Francia però è impossibile: molti argomenti sono tabù.

Frederick Töben

Australiano di origine tedesca, 64 anni, dottore in filosofia. Nel 1999 è stato tenuto in prigione in Germania per nove mesi, sempre per “negazione della Shoah”. Rischia di finire in galera anche in Australia, come animatore del sito revisionista http://www.adelaideinstitute.org/

Vincent Reynouard

Francese, ingegnere dell’IMRA (Institut de la Matière et du Rayonemment Atomique), 39 anni, professore di liceo, esonerato dall’insegnamento (anche se insegnava matematica, non revisionismo), condannato nel Novembre 2007 a un anno di prigione e a 10.000 euro di multa. Trasferitosi in Belgio, dovrà essere processato anche a Bruxelles per la sua attività di pubblicista revisionista.

Nicolas Kollerstrom

Il caso di Nicolas Kollerstrom è sintomatico della libertà di parola in paesi come l’Inghilterra e gli Stati Uniti: il revisionismo non è punito per legge ma se “sgarri” perdi il lavoro. Kollerstrom è un rinomato astronomo londinese (ha insegnato per undici anni all’UCL, University College of London) che – pochi giorni fa - ha perso l’impiego per aver pubblicato un articolo sulle camere a gas di Auschwitz sul sito revisionista CODOH (http://www.codoh.info/ ).

Conclusione

Disse a suo tempo il professor Faurisson: sono ottimista sul revisionismo ma sono pessimista sul destino dei revisionisti. I casi suddetti dimostrano quanto avesse ragione.


[1] http://www.stranieriinitalia.it/news/razzismo20apr2007.htm
[2] Ibidem.
[3] http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=15400
[4] Ibidem.
[5] http://www.senato.it/leg/15/BGT/Schede/Ddliter/28652.htm
[6] http://andreacarancini.blogspot.com/2008/03/la-pi-recente-intervista-al-prof.html
[7] Cesare Saletta, Per il revisionismo storico contro Vidal-Naquet, Genova, 1993, p. 62.
[8] http://www.germarrudolf.com/work/trr/index.html
[9] http://www.radioislam.org/historia/honsik/honsik.htm