Una cattiva notizia: condannato Pedro Varela


Quello che è stato cacciato dalla porta è stato fatto rientrare dalla finestra: questa la conclusione inevitabile che si desume dalla sentenza, pretestuosa e nello stesso tempo contraddittoria, di condanna del libraio di Barcellona Pedro Varela per il delitto di lesa Shoah.

L'ottima decisione presa dalla Corte Costituzionale spagnola il 7 Novembre del 2007 (niente punibilità per i "negazionisti") non ha avuto finora un seguito altrettanto positivo: l'altro ieri - mercoledì 5 Marzo - il libraio revisionista spagnolo Pedro Varela è stato infatti condannato a Barcellona a sette mesi di prigione per "giustificazione dell'Olocausto".

La suprema corte aveva infatti depenalizzato la "negazione" della Shoah ma aveva stabilito la punibilità di coloro che "giustificano i genocidi". Pedro Varela non ha mai giustificato un bel niente ma tant'è: l'eccezione dei giudici costituzionali è stata sfruttata dai giudici catalani come una scappatoia per condannare pretestuosamente Varela per "comportamenti che, seppure non sembrano chiaramente propizi a incitare direttamente a commettere delitti come il genocidio, suppongono un incitamento indiretto a questo fine, o incitano in modo indiretto alla discriminazione, all'odio, o alla violenza, ciò che permette, in termini costituzionali, di stabilire il criterio di giustificazione pubblica di genocidio."

In modo del tutto contraddittorio, però, gli stessi giudici hanno assolto Varela dal reato di "incitamento all'odio razziale".

Quest'ultima decisione ha suscitato l'ira dell'associazione SOS Racisme, che pensa di fare ricorso contro un provvedimento che, a suo dire, "indebolisce la democrazia" e "apre la porta all'estrema destra".


Fonte: Yvonne Schleiter